W la pizza

Attenzione alle emissioni di fumo dei locali

    di Adelaide Caravaglios

Per gli amanti della buona cucina partenopea, la pizza è sicuramente uno dei piatti più saporiti; eppure anche l’odore di questa pietanza può risultare, a dispetto di quanto si potrebbe immaginare, non sempre piacevole per i sensi e potrebbe addirittura essere causa di sanzione penale: lo sa bene quella titolare di pizzeria condannata per il reato di cui all’articolo 674 del codice penale, ai sensi del quale è punito con l’arresto fino ad un mese o l’ammenda fino a 206 euro chi «provoca emissioni di gas, vapori o di fumo», atti a molestare persone.

Spiega, sul punto, il collegio giudicante (Cassazione penale, sentenza n. 45225/2016): «I cattivi odori derivanti dalla cottura delle pizze nell’esercizio dell’imputata si avvertivano anche a finestre chiuse e comunque sul vano scala e nella zona del garage e, in alcuni orari, invadevano le stanze dei vari appartamenti. Tali odori erano stati percepiti anche dal funzionario della ASL che aveva proceduto all’accertamento dei fatti e, seppure in misura minore dal tecnico dell’Agenzia regionale per l’ambiente». Insomma si trattava di odori così penetranti (così come testimoniato da diverse persone), che superavano di molto il limite della normale tollerabilità, limite che funge da criterio di legittimità delle emissioni ai sensi della seconda parte della norma richiamata.

Per la titolare, quindi, non c’è stato nulla da fare: la condanna non poteva essere censurabile, dicono gli ermellini, anche a fronte della motivazione «pienamente sufficiente e logicamente coerente» del giudice dell’appello.





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