Divorziamo, Italia

    di Maria Neve Iervolino

È inutile farsi ancora del male. Restare, scontrasi per i soldi, rinfacciarsi un passato burrascoso e infelice, eppure era pieno di speranza. I sacrifici compiuti per questa unione che non s’aveva fa! Separiamoci, cara Italia, meglio ancora, divorziamo. Perché separati lo siamo già. Ci sta stretta questa penisola, dove sono affissi cartelli vuoti: Questione settentrionale e cartelli da superare: Questione meridionale. Scavalchiamo questa insegna antica quanto te Italia, che all’alba di cento cinquant’anni fa già si andava formando. Il passato è un’eredità pesante di morti senza speranza e monumenti a caduti dimenticati. Restano anonime le tombe di tutti i sepolti ammassati, uomini e donne del 1860 che per la furia di rigirarsi, sentendo della liberazione sabauda del Regno, un giorno avranno smosso abbastanza terreno e cenere per segnalare anche il luogo custode di quella loro ultima prigione.

Divorziamo, Italia, cessino gli assegni e le cure, divorziamo, oggi è anche un passo breve. Non ti ferirò più con la mia stanchezza, con questa dignità perduta senza colpa, nasconderò le ferite che potrebbero offendere te che le ha inflitte. Concedimi di pulire la carne dalla terra avvelenata che mi hai gettato addosso, e che piano mi ha corrotta.

Cosa ci unisce infine? È qualcosa di fisico io credo. Fiumi che trapassano un capo all’altro, ne faremo a meno, coste ininterrotte che ci legano e che hanno legato anche i giovani europei dello Sturm und Drang, gli stessi che prima degli italiani capirono cos’è l’Italia, perché ciò che desideravano da noi era poesia. Questo ci lega, ci legherà per sempre: i versi. Questa cosa inutile raggomitolata, dimenticata, figlia e antenata dell’Italia di oggi. Una poesia di Quasimodo da Milano per la sua materna Sicilia, una risata amara di Eduardo, che con la commistione di dialetto e lingua ha girato i teatri di tutta la penisola, anche durante il romano fascismo. Italia, cosa avrebbe scritto Boccaccio senza la giovinezza napoletana e le brigate d’amore? La raccolta aragonese non sarebbe stata di nessuno.

Quando tutto questo ha smesso di avere valore? È stato certo prima della separazione di cartone della Lega Lombarda, è stato certo prima del Lombroso, e dello studio sul “tipo meridionale”. È stato il pregiudizio che si viene a creare quando dividi casa con qualcuno che non ti rispetta, che ha voluto una dote per mantenerti e poi lo rinfaccia.

Non voglio ferirti Italia, non voglio graffiarti la faccia come hai fatto con la mia, mentre ero ancora così giovane e bella. Adesso però abbondonami, lasciami andare.

Con amore,

l’altra metà dell’Italia.





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