La nascita dello Zodiaco

Sii umile perchè sei fatto di terra. Sii nobile perchè sei fatto di stelle

    di Rosamaria Lentini

Oggi bisogna andare nel deserto o su qualche picco di montagna per poter ammirare, in una notte senza luna, il cielo zeppo di stelle, tanto simile ad una coperta luminosa e trasparente stesa su uno sfondo nero come l’inchiostro.

Le luci delle città e ovunque l’inquinamento atmosferico hanno creato una barriera fra noi e le stelle, ne vediamo di meno e, tranne momenti particolari, con poco rammarico, perchè di rado guardiamo il cielo e, inoltre, sulla volta celeste ormai sappiamo tanto, per cui ben poco rimaniamo sgomenti dinanzi alla sua spaventosa immensità. Ma non fu sempre così.

I nostri lontanissimi progenitori ogni notte vedevano questo misterioso scenario, queste luci lontane che sembravano buttate nel cielo a caso, senza alcun ordine e scopo. Loro erano sempre lì, contrariamente alla luna, che seppure molto più luminosa, alcune notti scompariva del tutto, dopo essersi gradualmente ridotta.

Allora, se non ci fossero state le stelle, fedeli amiche dell’uomo, il buio avrebbe inghiottito tutto e fu così, perciò, che a loro fu affidata tanta parte della storia umana.

Il cielo un po’ con l’occhio e un po’ con l’immaginazione cominciò ad avere delle forme, tracciando linee, unendo a due, a tre, a quattro le stelle più lucenti l’uomo creò delle figure, cui fu dato il nome di costellazioni che non solo ebbero il compito di dare un ordine, perchè diventarono uno schermo sul quale l’immaginazione umana, attraverso animali sacri e imprese di dei, eroi e racconti di vario genere, proiettò quanto di più prezioso era nella sua anima.

Fu il bisogno di imprimere un ordine nel caos notturno che generò le costellazioni, e fu di nuovo il bisogno di creare una continuità fra terra e cielo che determinò questa abbondante produzione di storie celesti, tanto da poter definire il cielo un libro di figure nell’epoca nella quale non esisteva ancora la scrittura.

Le notizie documentate che abbiamo intorno a tanto studio provengono dalla Mesopotamia e soprattutto da Babilonia che per quasi duemila anni fu la padrona del cielo: i suoi sacerdoti- astronomi tutte le notti studiavano il firmamento e con i loro calcoli avevano notato che, oltre alle stelle fisse che formavano le costellazioni, c’erano degli astri erranti che con periodicità si muovevano sempre all’interno delle stesse costellazioni. Avevano scoperto, dunque, i cinque pianeti, quelli che noi, mutuandoli dal latino, chiamiamo Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, oppure Ermes, Afrodite, Ares, Zeus, Crono, secondo la terminologia greca.

Ma la loro attenta ricerca aveva anche osservato due altri fattori di grande importanza: la luna, si comportava come i pianeti, nel senso che nel corso del suo ciclo si muoveva ora nell’ una, ora nell’altra delle stesse costellazioni e simile tragitto percorreva il sole. Con gli ordinati spostamenti dei sette pianeti, con il calcolo delle fasi lunari, delle eclissi, della direzione dei venti e di tutto ciò che di visibile accadeva nel cielo, i matematici babilonesi aveva trovato una geometria del cielo, una legge, un disegno, che doveva comprendere anche la terra e l’uomo.

Fu allora che in dodici costellazioni fu individuata una fascia all’interno della quale si muovevano sole, luna e altri cinque pianeti; queste costellazioni, calcolare ognuna in 30°, divennero Segni e generarono lo Zodiaco, con tutte le sue immagini e tutte le sue proiezioni, tutti quei racconti che noi raggruppiamo sotto il nome di Mito.

Nato dal cuore, come le religioni, come la poesia, come qualsiasi espressione artistica, il mito, perciò, è stato il primo tentativo dell’umanità per esprimere in parole il divino presente in ogni uomo e fu questo anelito che rese il cielo vivo e parlante, perchè era in quella lontana immensità che l’arciere tendeva il suo arco, che Pegaso dispiegava le sue ali, che Perseo trascinava la testa della decapitata Medusa…. che il granchio, l’ariete, lo scorpione, la vergine e la bilancia e tutti gli altri protagonisti dal firmamento ogni notte raccontavano agli uomini la loro storia.

Nella sua opera «L’Io e l’inconscio» Jung scrive esattamente:…..«dobbiamo ammettere che l’inconscio contenga non soltanto elementi personali, ma anche elementi impersonali, in forma di categorie ereditarie, o archetipi. Io ho quindi enunciato l’ipotesi che l’inconscio, nei suoi strati più profondi, possegga contenuti collettivi, relativamente vivi… Parlo perciò di un inconscio collettivo».

Ecco il motivo per il quale l’astrologia può essere una via che ci conduce sia ad un approfondimento della conoscenza di noi stessi, sia alla discesa nelle più remote radici dell’uomo, in quell’inconscio collettivo, ossia, che insieme a quello personale connota la nostra esistenza.





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