Spalletti al Madre

Fino al 18 agosto, la mostra dell'artista abruzzese tra geometrie e tinte tenui

    di Sara Giuseppina D'Ambrosio

Un giorno così bianco, così bianco. Il titolo della mostra di Ettore Spalletti (al Madre fino al 18 agosto) è già una promessa e questa si dispiega ben oltre gli spazi del museo partenopeo. Infatti, essa è parte di un progetto triplice che ha visto protagonisti anche il Maxxi di Roma e il Gam di Torino. Un medesimo nome per tre esposizioni che riflettono il percorso dell’artista abruzzese e che, seppure accumunate dalla medesima foto d’apertura, Azione, Bagno Borbonico (Galleria Pieroni), conservano una chiara autonomia, che è specchio di come le varie opere si aprano ad un dialogo diretto con il luogo designato ad ospitarle.

L’attenzione ad una felice comunione non caratterizza solo il rapporto tra lo spazio espositivo e i lavori dell’artista, ma è implicito anche nella scelta delle opere da esporre insieme. Lontano dal voler seguire una progressione cronologica, Spalletti presenta i suoi lavori come parti coese e coerenti di un discorso creativo che, a seguire l’andamento della mostra, dà l’impressione di un’esperienza quasi ascetica. Il ricorrere di precise figure geometriche e dei colori tenui sembra pacificare i sensi, regalando allo spettatore come la percezione di una rinascita.

Tale sensazione si avverte con chiarezza nell’ampia sala interamente dominata dal bianco. In essa, infatti, troviamo il ricorrere ininterrotto di questo colore, dalle pareti della stanza alle tavole ad esse appese, tutte realizzate con la tecnica dell’impasto di colore su tavola e foglia oro, che molto spesso rivelano la particolare scelta cromatica già nel titolo, ad esempio La luce e il colore, bianco neve. Non da meno Contatto, l’istallazione centrale in vetro e pigmento di colore, già proposta negli anni 80 per la personale dell’artista allestita presso il museo di Gent. Ne risulta un’immersione purificatrice che libera lo spazio mentale quasi a proporre il bianco non come punto di partenza, ma luminoso punto d’arrivo.

Ad equilibrare la preponderanza di un solo colore troviamo, in una stanza adiacente, l’istallazione-scultura Foglie (impasto di colore su legno) che, realizzata nel 1969, ma esposta al pubblico per la prima volta in occasione di questa mostra, è caratterizzata da molteplici colori. 

Proprio le sculture, suggerendo l’idea di una purificazione delle forme volta a rappresentarne la reale essenza, offrono al fruitore altre interessanti suggestioni. È il caso di Colonna di colore (impasto di colore su centina di legno), attraverso la quale l’artista ripropone un classico della storia dell’arte «con gli occhi della contemporaneità», come egli stesso afferma. La scultura è anche la forma artistica che permette a Spalletti di esplorare i più diversi materiali, oltre al legno troviamo, per esempio, l’alabastro (Senza titolo, sottosopra) e l’onice (Croce) che grazie ai loro colori tenui divengono naturalmente parte dell’immaginario artistico spallettiano. Non mancano, poi, materiali più preziosi come lo smeraldo, che troneggia su una scultura in metallo argentato nell’opera Pietra di smeraldo, o l’oro, utilizzato per Ago, del 1968.

Un giorno così bianco, così bianco si presenta in questo modo come un percorso esplorativo particolare, attraverso il quale, da un lato, far conoscere ai fruitori la poetica dell’artista abruzzese e, dall’altro, accompagnarli verso una nuova attenzione per la forma, il colore, la materia, la luce che divengono viatici di un modo di percepire nuovo e non scandito dal tempo.  





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