Nistagmo, viaggio nella miniera
Nello spazio Saaci/Gallery di Saviano presentato l'ultimo lavoro di Aniello Barone
di Redazione
Presentato nello spazio Saaci/Gallery di Saviano, Napoli, l’ultimo lavoro di Aniello Barone, dal titolo “Nistagmo”, a cura di Antonello Scotti. È un’opera pensata e prodotta per questo ambiente espositivo. Saranno presentati due riprese video realizzate nelle miniere di salgemma di Racalmuto in provincia di Agrigento, riprese effettuate con un dispositivo smartphone. È una macchina visiva dove il visitatore si immergerà facendo ognuno, la sua esperienza di ‘scavo’. È costruita, in sintesi, con materiali che evocano, senza enfasi, l’interno della miniera, miniera dove l’orizzonte è occluso e dove gli operai che vi lavorano hanno un punto di vista sempre in movimento statico, da qui il titolo dato al lavoro. Tutto ciò nasce dopo la lettura di un libro di Leonardo Sciascia, in cui quest’anno ricorrono i trent’anni dalla morte, “Le parrocchie di Regalpetra”, pubblicato nel 1956. In questo vi sono chiari riferimenti agli accadimenti sociali di un paese qualunque della Sicilia, ma che di fatto è una crasi tra il suo paese natio, Racalmuto appunto, e il libro di Nino Savarese “Fatti di Petra”: il suo denominatore comune è la sopraffazione del popolo ai soprusi dei proprietari terrieri.
Aniello Barone è un docente di fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ma, innanzitutto, un ricercatore che utilizza l’immagine fotografica, tracciata da dispositivi fotografici, per svolgere la sua perpetua ricerca di analisi delle grammatiche che costituiscono le immagini. Lui è sempre curioso e avventuroso, a svolgere le maglie strette del fotografico, declinato, per cultura e anima, più alla messa in discussione che alla conferma di ciò che traspone. Come ogni ricercatore, fa del dubbio la sua condizione mentale, sposta con costanza la sua attenzione per carpire i remoti segni incorporati nell’immaginario dei luoghi frequentati, sia nel suo quotidiano, sia per frequenza di letture. Infatti nel caso del lavoro qui presentato dal titolo Nistagmo che prende il nome da un disturbo dei bulbi oculari, un disturbo il cui sintomo, rappresenta qui plasticamente, una causa, storico-sociale, che diventa chiara metafora di quanto da tempo la nostra civiltà meccanicistica e consumistica ci obbliga a vivere: l’occhio non trova più un punto fermo sullo schermo del mondo. In questo stato costrittivo, il nostro sistema visivo, ma di fatto tutto il sistema dei sensi, è costantemente affetto da una mancanza di messa a fuoco del futuro dell’uomo sulla terra. L’uomo del cosiddetto Antropocene (alla moda), è ingabbiato in un…Ambiente artificiale, creato dall’uomo, ostile, che mette a repentaglio la stessa vita di chi ha costruito questo paesaggio…Quindi, un luogo, l’orizzonte, sempre in movimento ma sempre “uguale” a sé stesso: visione, cultura ingabbiata come la nostra costruzione della realtà. Paesaggio fatto di certezze ma anche di angosce, se ti fermi. Allora è meglio non fermarsi, il rumore, il tic tac della macchina, distraggono ma nello stesso tempo mettono sicurezza, come il battito del cuore di una madre, che nell’ascoltarlo, il figlio, si addormenta, si tranquillizza, si anestetizza.