Ritratti napoletani: Vincenzo Salemme

Carriera e aneddoti dell'attore e autore che esordì con Eduardo nella commedia 'Il cilindro'

    di Armando De Sio

Sono pochi, anzi pochissimi, gli attori che passano dal serio al faceto senza mai snaturarsi. Uno di questi è sicuramente Vincenzo Salemme, attore, autore, regista. Nato a Bacoli il 24 luglio del 1957, nel 1976 venne scritturato dalla compagnia teatrale di Tato Russo e debuttò come attore nella commedia "Ballata e morte di un capitano del popolo", tratta da un romanzo di Luigi Compagnone. L’anno successivo, a soli vent’anni, debuttò con Eduardo in televisione nella commedia “Il cilindro” a fianco di Monica Vitti e Ferruccio De Ceresa. Ma sentiamo Salemme: “Mi ha portato da lui, uno degli attori della compagnia, Sergio Solli, nel 1977. Dovevo fare una comparsa nella ripresa televisiva di “Quei figuri di trent’anni fa”. Eduardo mi prese in simpatia e decise di farmi pronunciare una battuta, così che potessi prendere la paga da attore. Io entravo in una sala da gioco e dicevo: “Cinque lire!”. Una piccolissima battuta, ma da lì è nata la mia fortuna perché Pupella Maggio fece notare a Eduardo che la dicevo proprio bene. Fu lei a convincerlo a farmi un provino per la versione televisiva di un’altra commedia, “Il cilindro”. Mi ricordo che De Filippo mi chiamò e mi chiese: “Voi lo sapete che è un debutto importante? C’è la televisione, ve la sentite?”. Ovviamente dissi di sì e coraggiosamente scelsi di fare il provino davanti alla compagnia, cosa che piacque a Eduardo. Da quel momento in poi ho lavorato con De Filippo.”

Vincenzo ricorda ancora l’emozione del suo debutto in Teatro: “Scoprii la differenza tra teatro e televisione a Firenze, la prima volta che recitammo. Quando Eduardo entrò in scena ci fu un boato, un’ovazione, un applauso lungo un quarto d’ora. Fu allora che capii con chi avevo a che fare e il mio cuore iniziò a battere a mille. Recitai in preda ad un’emozione fortissima, un misto di paura e orgoglio. Quella tensione non l’ho mai più provata. Anzi, sì, una volta sola: al Teatro Tenda di Roma nel ’78. […] C’erano i più importanti attori d’Italia, da Vittorio Gassman a Monica Vitti a Marcello Mastroianni. E poi… C’ero io! Quando Eduardo mi chiamò per chiedermi se me la sentivo di recitare davanti a tutti quei mostri sacri la sua commedia “Il cilindro” non riuscii a rispondere, tanta era la gioia e l’emozione. La mia presenza lì, voluta da De Filippo in persona, a qualcuno però non piacque e si risentì. Forse riteneva che fossi troppo poco importante per stare su quel palcoscenico.” C’è un episodio in cui Salemme descrive bene il carattere del grande drammaturgo, sempre sospeso e a metà strada tra la grande durezza e il suo grande spirito: “Una volta Eduardo cadde dietro le quinte. Aveva ottant’anni e noi corremmo tutti preoccupatissimi. Ricordo bene quel momento perché credemmo veramente che fosse successa una tragedia. Invece lui ci cacciò dicendo: “Lasciatemi, lasciatemi. Io sono un acrobata, so cadere!” Anche in quel frangente dimostrò tutta la sua fierezza.”





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