LIBRI Rosso perfetto-Nero perfetto

Una Napoli bella e dannata nei nove racconti dell'antologia curata da Fiume e Petrella

    di Antonio Di Dio

Nove racconti scritti da giovani autori campani e due generi letterari: il noir e la scrittura per il cinema, distanti nella struttura eppure così simili nei contenuti, che inconsapevolmente, come voci di un’orchestra, si mescolano creando un’unica melodia, quella di una Napoli bella e dannata. Penne nate sotto la guida di due artisti, Maurizio Fiume e Angelo Petrella, che attraverso due laboratori, “Come si scrive un film” e “Scrivere il Noir”, hanno plasmato e tirato fuori dalla passione di nuove voci, quella creatività latente e nascosta che spesso solo i maestri sanno riconoscere. “Rosso perfetto-Nero perfetto” (Iuppiter Edizioni) si divide in due parti e spicca l’originalità dell’editor di creare due copertine, che permettono di avere davanti testi diversi a seconda del lato di lettura.

I racconti si snodano sotto l’eco di una Napoli contemporanea, che vive e sopravvive, genera e distrugge. I giovani autori mettono in scena quella che è la percezione della metropoli in tutte le sue sfaccettature, senza se e senza ma che solo chi guarda con occhi innocenti le proprie radici sa fare. Sembra scontato parlare di certe dinamiche al Sud, ma la forza di questi racconti ristabilisce un legame arcaico con la propria terra, una terra malata, usurata e affamata che sembra agli occhi del mondo una belva feroce che maciulla ogni animo buono. Ovvio non poter prescindere dalla figura di chi in questa giungla cerca di sopravvivere, come nell’episodio “Lo Charmant” di Luciano Sabetti, dove Felice finge amore non convenzionale pur di risolvere un debito con la camorra e portare a casa la pelle (“Felice certamente non poteva tirarselo dietro ma nemmeno si sentiva di piantarlo in asso senza una spiegazione, alla fine gli doveva la vita”; il tormentato Padre Mauro nel racconto “Falene e camorristi” di Livia Iannotta, storia di pentimento, luce e verità nascoste (“La povertà non piace a nessuno, nemmeno agli onesti. Piegarsi al male, allora, diventa la scorciatoia per il proprio paradiso sulla terra”). Il Sud che percepiamo attraverso queste prove genera tenerezza e compassione, come un farabutto dai modi gentili sembra sedurci, prendersi gioco di noi creando fascino e attrazione.

Quando un infauto destino come unico orizzonte possibile sembra fare da fil rouge alle storie, dandoci la sensazione di uno squallore che non può avere fine, occhi nuovi e gentili guardano una Napoli diversa. Qualcosa sembra risvegliarsi come da un vulcano dormiente, lapilli di consapevolezza e rabbia fuoriescono improvvisamente squarciando il sonno, e allora eccolo il nostro eroe Marco nel racconto “Tre mesi” di Paolo Cipolletta: “Il sonno della ragione produce dei mostri. Ma si ve vulite tenere a libbertà, nun v’addurmite! Nun pusate ll’arme”. Chi ha mai scommesso lanciando una moneta sa la sensazione che si prova nell’attendere che essa cada decretando il vincitore. Il libro di cui parliamo è un po' quella moneta, la lanci e aspetti che cada, tanto comunque vada qualcuno vincerà, e sarà il lettore.





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