Perche' vedere la docuserie 'Wanna'

Su Netflix il racconto in 4 puntate su ascesa e caduta di Wanna Marchi

    di Eugenia De Luca

Quanti di noi, per scherzare o per semplicemente imporci con un amico, un collega, non ha mai usato quella famosa esclamazione pronunciata a voce forte che dicesse “D’Accordooo?!”. Come non pensare a lei?! L’inimitabile ed unica Wanna Marchi. La regina delle televendite, la donna capace di tenere fermi alla tv migliaia di telespettatori per convincerli ad acquistare lo “scioglipancia”, ma soprattutto la truffatrice più arguta del nostro paese.

È di recente uscita su Netflix, infatti, una docu-serie divisa in quattro puntate da quarantacinque minuti l’una che ripercorre la vita di una delle donne più irriverenti dell’ultimo secolo. La serie prodotta da Fremantle, distribuita da Netflix e diretta alla regia da Nicola Prosatore, ha l’intento di far conoscere una Marchi senza freni, disinibita e schietta più che mai, senza timore di pronunciare alcuna parola, seppur ruvida e pericolosa.

Tutto parte molto tempo fa, Wanna Marchi è la triste moglie di Raimondo Nobile, commerciante scapestrato e traditore seriale, un uomo che non consente sia a lei che ai loro bambini una vita serena ma al contrario preferisce sperperare il danaro in altra maniera. Arrivata all’insopportazione più acuta, la Marchi decide di rimboccarsi le maniche e di trovare un lavoro che le permetta una vita dignitosa; sarà proprio grazie ad uno strano scherzo del destino che inizierà a lavorare, di lì a poco, nel settore dell’estetica.

Inizialmente non sarà facile, nasceranno dei problemi ma da lì a poco, gli affari inizieranno a decollare, tanto da costringerla ad ampliare il locale commerciale adibito alla vendita dei prodotti. È proprio durante l’escalation, questa viene notata da un impresario televisivo locale dell’epoca che decide di scritturarla affidandole uno spazio all’interno del suo palinsesto: questo rappresenterà per l’imprenditrice di Castel Guelfo, solo l’inizio di un lungo percorso con la televisione.

Passano così gli anni, Wanna si appresta ad affermarsi come la regina indiscussa delle televendite facendo così entrare in gioco anche la figlia Stefania, ruolo chiave della sua vita privata e professionale. Si sa però, dal cavalcare la cresta dell’onda a finire sott’acqua, il passaggio potrebbe essere molto rapido. Ed è proprio quello che accade da lì a breve: dapprima un incendio di origine dolosa presso la sua attività collegato probabilmente ad un possibile legame con la mafia locale, all’accusa di bancarotta ed infine poi alla detenzione coinvolgeranno le donne ad un momento necessario di stasi.

Passato però questo periodo vorticoso, la Marchi, spinta da un’alta carica emotiva, cerca a tutti i costi una nuova occasione. Il caso vuole che, durante il periodo estivo, questa in compagnia della fidata figlia, venisse invitata a cena presso l’abitazione sarda di un personaggio misterioso, che all’interno di tutto il racconto, segnerà la svolta del duo: il conte Attilio Capra de Carrè, personaggio dai risvolti oscuri e misteriosi. È proprio grazie a quest’ultimo, e proprio in quell’occasione, che madre e figlia conosceranno un cameriere di origine brasiliana, tale Mario Pacheco Do Nascimento.

Inizia una nuova primavera per entrambe ed anche per Do Nascimento, che da cameriere diverrà maestro di vita nelle trasmissioni delle donne; sarà un susseguirsi di vittorie, fama, e soldi, fino a quando un passo falso delle Nobile segnerà la loro caduta.

Tutto inizia nel giorno in cui una pensionata signora, Fosca Marcon, viene contattata telefonicamente da una centralinista Asciè (società di proprietà delle Marchi) per una richiesta alquanto particolare; l’interessata insospettita da ciò, decide di contattare la redazione di Striscia la Notizia. Sarà proprio da quel momento che l’enorme vaso di pandora verrà scoperchiato, portando a galla anni di architettate menzogne tenute in vita con equilibrata maestria. Da lì un processo lungo anni che le vedrà poi condannate alla detenzione, oltre che al risarcimento di migliaia di euro di una piccola parte di persone truffate. 

Ad oggi entrambe le donne sono libere, ma quello che più colpisce di questo racconto è l’assoluta mancanza di pentimento da parte di entrambe in virtù di tutto il male disseminato negli anni, ma anzi la loro ferma posizione del dichiararsi tuttora innocenti.





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