Il Carro

L'Arcano VII e la coscienza di sé

    di Maurizio Pacelli

Dopo aver superato quella che è stata definita la “piccola tentazione”, rappresentata a livello psicologico dai conflitti interiori e a livello simbolico dalla separazione dell’Uomo da Dio, ecco che si può celebrare la Vittoria sul mondo materiale.

Questa è la fase del compimento tanto che, secondo la concezione cristiana, e non solo, il Creato fu compiuto in sette giorni di cui l’ultimo dedicato al risposo. Infatti, l’ultima carta della prima fila del diagramma tre per sette, quella inferiore, appunto detta terrestre, conclude la prima fase del processo di evoluzione che ha preso l’avvio con la scelta di “Le Mat”, l’arcano senza numero.

Il vittorioso guerriero, con la corona ma senza necessità di avere un’armatura, mostra di se stesso unicamente la parte superiore. Egli è trionfante alla guida di un carro trainato da due cavalli che sembrano andare in due direzioni diverse. Consapevole di sé, non ha bisogno di strumenti di guerra, né di redini per ottenere che i due animali seguano una direzione precisa.

Da un certo punto di vista si potrebbe affermare che lo strumento-carro, insieme ai cavalli, simboleggi l’insieme delle forze psichiche da guidare, mentre il conducente può essere assimilato a colui che le dirige, avendo egli risolto i conflitti che impedivano l’azione.

“… Dal punto di vista funzionale l’Io … si differenzia così dal non-io e rigetta ciò che è incompatibile con i propri modelli (ideali dell’io) in un’area psichica definita Ombra; viceversa integra in se stesso ciò che risponde ai suoi ideali attraverso meccanismi di introiezione e identificazione” così si esprime Widmann a proposito dell’interpretazione junghiana di questo arcano in riferimento al complesso dell’Io [1]. In questo senso il Carro procede spedito senza tentennamenti. È la coscienza luminosa di chi sa di poter contare sulle proprie forze, ed è per questo motivo che con l’Arcano numero sette si rappresenta l’uomo ideale per una donna, o il successo nel lavoro.

Per comprendere in pieno i significato di questa carte è, però, necessario ricordare che il cavallo, prima ancora di diventare un attributo del Sole e di Apollo, era associato alle tenebre del mondo ctonio, sia che esso provenisse dalle viscere della terrà, che dalle profondità degli abissi marini. Ad un livello più profondo, dunque, il personaggio qui individuato è un Eroe in grado di dominare e vincere sulle forze indistinte della natura.

In questa lama i cavalli hanno tre occhi, a simboleggiare le tre dimensioni, mentre il condottiero ne ha quattro. Lui possiede la conoscenza: la chiara visione del veggente (chiaroveggenza). Conosce il passato (occhio sulla spalla destra), il presente e il futuro (occhio sulla spalla sinistra). Sette occhi come il numero associato all’Arcano: il tre (cielo) più il quattro (terra).

Anche nel numero ritorna il concetto di perfezione, si potrebbe dire di una totalità dinamica in perenne movimento. Come non ricordare che sette sono i giorni caratterizzanti le fasi lunari a rimarcare il concetto di completamento dinamico insito ne il Carro. Ed è per questo che l’Arcano sette è l’emblema del viaggio: quello esterno, che sia di svago o di lavoro; quello interno di cui è noto solo l’inizio. Potrà durare per sempre verso l’infinito, la responsabilità della scelta è solo nostra.

 [1] C. Widmann, Gli Arcani della Vita. Una lettura psicologica dei Tarocchi, Edizione Magi, Roma, 2010,  p.160





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