'Quanta adrenalina sul set di Woody Allen...'

Intervista all'attrice Federica Corti che si racconta tra nuovi progetti e solide passioni

    di Daniele Vargiu

Per Iuppiternews abbiamo intervistato l’attrice Federica Corti. È originaria di un piccolo paesino in provincia di Lecco. Chiede l’appoggio ai genitori per iniziare a studiare recitazione e da lì ha inizio il suo percorso. Si trasferisce a Milano e inizia gli studi all’età di soli 14 anni. Terminato il liceo si traferisce in Inghilterra per continuare a studiare recitazione. A Londra si forma presso l’Actor’s Temple e a Roma con la scuola Jenny Tamburi. “Ho studiato in diversi posti perché a livello recitativo è importante studiare tante tecniche attoriali”. D’improvviso grazie ad una email inviata ad una Casting Director cambia totalmente la sua vita, così ha l’opportunità di fare un provino a Roma per Woody Allen e viene presa per un suo film. In contemporanea entra presso un’agenzia di Milano tramite la quale ha girato una serie per Disney Channel. Una delle esperienze sicuramente più significative per Federica è la partecipazione alla serie tv “Maggie e Bianca”. Successivamente si ha modo di vederla partecipe nella miniserie di Paolo Sorrentino The New Pope. Afferma: “E' uno dei ruoli che mi porto più nel cuore”.

Quanto è importante lo studio per un attore?

“Per me è stato fondamentale e mi rendo conto che rispetto a quando ho iniziato a livello amatoriale è cambiata la percezione che ho di me stessa. È altrettanto vero che dipende da ruolo a ruolo e non tutti i lavori che ti capitano sono facili. È importante considerare il lavoro dell’attore come una professione ed è corretto che un attore abbia un buon bagaglio di studi e delle competenze alle spalle. Almeno così sai come muoverti… Quindi secondo me tantissimo”.

Quale è il personaggio da te interpretato al quale sei rimasta maggiormente attaccata?

“Ti direi Nausica di Maggie e Bianca per il semplice fatto che è stato il ruolo più importante che mi sia capitato. È stato anche il personaggio che ho interpretato più a lungo e quindi si è creata una sorta di simbiosi”.

C’è una parte tua che hai dato al tuo personaggio e viceversa?

“Secondo me sì. Nausica era un personaggio un po' negativo nella serie e quando interpreti un personaggio per cosi tanto tempo è inevitabile che porti delle tue caratteristiche nel personaggio. Questo avviene anche per il rapporto che si instaura con gli sceneggiatori e quindi il personaggio si modella in parte su di te”.

Quando hai deciso di voler fare l’attrice?

“Il sogno di voler fare l’attrice in realtà lo porto sin da quando ero piccola”.

Cosa ami nel settore dello spettacolo?

“La cosa che mi piace nel settore dello spettacolo è il potersi rivolgere ai sogni delle persone, al loro immaginario e alle loro emozioni. Noi giochiamo e ci rapportiamo con una parte meravigliosa dell’essere umano: la sua fantasia. C’ è chi vende auto, chi si occupa della salute e del fisico e chi gioca con la fantasia degli uomini e secondo me è una cosa bellissima! Io sono una persona che si annoia facilmente a fare sempre la stessa cosa e la bellezza del mestiere dell’attore è il potersi scegliere un lavoro che paradossalmente cambia sempre perché puoi andare ricoprire tantissimi ruoli, situazioni e storie differenti le une dalle altre. È una continua sfida, un continuo studio e un continuo dover essere curiosi per imparare qualcosa di nuovo”.

Quale emozione hai provato durante la prima volta sul set?

“Ti cito il set di Woody Allen. Mi ricordo che ero agitatissima e tremavo tantissimo. Provai una botta di adrenalina ed è la stessa cosa che mi capita al giorno d’oggi quando mi trovo coinvolta in un nuovo progetto. È una forma di ansia positiva che poi si scarica immediatamente non appena ci si ritrova sul set”.

È importante per un attore il giudizio?

“Purtroppo il lavoro dell’attore si basa sul giudizio altrui. Questa è una cosa con cui bisogna fare i conti se si vuole fare questa professione. Inevitabilmente scegliamo un lavoro nel quale si viene giudicati. Vieni giudicato dal provino nel quale vieni messo a confronto con altre persone e scelto o rifiutato per determinati motivi fino a poi arrivare all’uscita di una determinata opera nella quale poi vieni giudicato dalla critica. È una cosa che devi mettere in conto e dalla quale devi imparare a distaccarti. Il giudizio fa parte di questo lavoro e li devi dare il giusto peso per vivere serenamente”.

La bellezza non conta per un attore?

“Sarebbe bello se non lo fosse e in Italia dobbiamo fare ancora dei passi avanti da questo punto di vista. All’estero la persona media si sta normalizzando o per meglio dire la bellezza normale”.

Quale è la differenza che hai notato a livello di recitazione tra l’Inghilterra e l’Italia?

“Lì sono molto minimalisti e questo personalmente l’ho amato tanto. Loro come popolazione sono un po' più freddi senza fare generalizzazioni… però tendono a essere minimalisti sia a livello teatrale che cinematografico e quindi ciò mi ha aiutato perché ero una persona che tendeva ad esagerare”.

Tu hai esperienza sia nell’ambito teatrale che cinematografico?

“Si ho fatto più cinema, però mi è capitato anche di fare teatro. In Inghilterra ho studiato teatro e portammo in scena il musical Gospel, successivamente a Milano abbiamo fatto allo Spazio Tertulliano la Benedizione dell’Insonnia e prima della chiusura del Covid a Roma uno spettacolo che si chiamava Ricordati di noi".

Preferisci il cinema o il teatro?

“Io preferisco il cinema perché di base mi piace andarci come spettatrice. Il cinema è un’arte che trovo più vicina a me. In realtà mi piacciono e hanno degli aspetti positivi entrambi. In teatro hai l’adrenalina del pubblico e vivi l’arco del personaggio tutto in una volta. Mentre il cinema lo devi spezzettare e allo stesso tempo è un lavoro più minuzioso a livello di sguardi e di emozioni. Mi divertirebbe fare entrambi nella mia vita”.

Secondo te perché non si vedono più cosi tanti giovani a teatro?

“Perché la nostra soglia di attenzione si è molto abbassata e i giovani ormai sono abituati alle serie con dei ritmi molto più veloci. È chiaro che il teatro è più impegnativo e allo stesso tempo dovrebbe aggiornarsi. Una tra le cose più importanti da sottolineare è la mancanza di educazione al teatro. In Inghilterra nelle scuole fanno lezioni sul teatro. Si dovrebbe ragionare sulla bellezza dell’andare e fare teatro. C'è da dire che è un’arte che potrebbe offrire tantissimo anche a una persona che vorrebbe fare tutt’altra professione. Anche solo come hobby insegnarlo nelle scuole ti può aiutare a superare delle timidezze e a creare valori di empatia. È una materia a cui dovrebbe essere dato più valore”.

Cosa è per te l’arte?

“L’arte è tante cose ed è quello che ci rende umani. È ragionare sulla condizione umana e su tutte le forme di sentimento”.

L’arte come è cambiata dopo la pandemia?

“L’arte cambia sempre. Ed è quello che contraddistingue noi essere umani dalle altre forme di vita. Lo è da sempre ed in continua evoluzione assieme all’uomo. Di conseguenza la pandemia essendo una cosa che ci ha toccato particolarmente verrà riprodotta nell’arte. Si sono già visti dei prodotti che la trattano… io stessa con un podcast Quarantena No Stories. Per esempio il podcast può essere ritenuta una nuova forma d’arte che prima non esisteva perché è recentissima. A prescindere è influenzata da quello che succede. Poi si spera che eventi come la pandemia non vadano a danneggiarla come sfortunatamente è già successo”.

Come ti descrivi con tre aggettivi positivi e negativi?

“Sono molto determinata, sono una persona ottimista e sono idealista. Ho degli ideali molto forti in cui credo e faccio di tutto per portarli avanti. Per quanto riguarda i lati negativi purtroppo l’essere determinata mi porta ad essere una maniaca del controllo, sono una persona un po' permalosa e sono molto perfezionista con me stessa.  A volte bisogna imparare ad accettarsi sapendo che la perfezione non si può raggiungere”.

Quale è un colore che ti rappresenta?

“È il giallo. Mi trasmette tantissima energia e positività”.





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