Amorevol-Mente, storie tossiche

VII puntata della rubrica sugli amori da incubo dedicata al 'ghosting'

    di Vanna Morra

Erano passati due anni dal nostro incontro. Per dare un po’ d’ossigeno a quella convivenza asfissiante, in cui erano contemplati solo la nostra relazione e il suo lavoro, ho prenotato un week end fuori città. Non che mi fosse passato per la testa di festeggiare, eh?! Semplicemente “Magari riesco un po’ a sorprenderlo e si rilassa pure”, pensai. Invece a restare sorpresa ero sempre io. Tutto sommato il sabato era scivolato pure liscio, anzi un po’ mi allarmava persino quella insolita serenità. “Possibile che fossi riuscita nel mio intento?”  Una volta rientrati in albergo però, allarme rientrato, l’insolito era stato solo l’antipasto di un nuovo stratagemma da gustare leccandosi quei baffi orrendi che si ostinava a portare mentre a me sarebbe toccato ancora una volta leccarmi le ferite.

Alla base dei nostri promemoria deve esserci che tutto ma proprio tutto è meticolosamente calcolato da questi soggetti. Mettiamoci pure un post-it sulla fronte se necessario, ci aiuterà a riportarci alla realtà quando il principe marrone, camuffato d’azzurro, ci farà volteggiare su giri di walzer nella sala grande del castello. Ci addormentammo che lui era di cattivo umore, tuttavia la domenica mattina speravo comunque in un’altra giornata leggera, almeno a sprazzi. Certo, come no, il suo piano prevedeva invece che la giornata diventasse una zavorra.

«Non mi alzo», ha sentenziato dopo avermi rivolto a malapena uno sguardo con solo mezzo occhio, mentre dalla finestra meravigliosi fasci di raggi di sole attraversavano la camera dell’hotel.

«Sono stanco, ho mal di testa, è colpa tua». Aveva l’emicrania facile all’occorrenza che nemmeno una donna nei luoghi comuni.

«Mi riaddormento, quando mi sveglio ce ne ritorniamo a casa!», l’ultima cosa che gli ho sentito dire.

Ed eccomi lì, impietrita e centrifugata dalla stanza, mentre quei raggi felici si trasformarono repentinamente in tetri fulmini e saette. 

Detto, fatto. Dopo qualche ora, in cui ho vagato disorientata nel labirinto dei perché inesistenti, a squarciare il consueto silenzio punitivo, uno “SBAM” che a momenti faceva crepare le pareti di casa. Era la porta che aveva sbattuto dietro di sé.

Per la prima volta era uscito senza dire dove andasse. Non rientrò per cena, non rientrò per la notte e neppure la mattina seguente. Per la prima volta non rispondeva a chiamate e messaggi. Per la prima volta era SPARITO!

Dalla puntata precedente:

A lui, ovviamente, ancora non bastava vedermi sgomenta, nel vortice del vuoto cosmico, a chiedermi per la milionesima volta “sta accadendo davvero?”.

Cosa stava accadendo ora? Aveva rotto il solito schema, era uno schema da film horror, ok, ma in quella follia tossica aveva addirittura un suo equilibrio.

Cosa stavo espiando? Quali erano, stavolta, le colpe insormontabili che mi addossava? Non sapevo mai cosa avessi fatto ma ogni volta avrei voluto tornare indietro per non farlo più.

Ed io cosa sarei stata da quel momento in poi? Ero stata lasciata? Messa in stand-by? Cancellata? Cazzo, quello era il mio compagno, poteva arrivare davvero a sparire così nel nulla come se i due anni vissuti in simbiosi non fossero mai esistiti?

Sì, poteva, e non vedeva l’ora di farlo. Per un manipolatore narcisista, che studia i colpi da mettere a segno mossa per mossa, questa è una delle strategie “gonfia ego” preferite. Immaginiamo quanto goda a saperci in preda all’astinenza più totale.

Quando spariscono di punto in bianco, senza lasciare alcuna traccia e senza che ci sia data alcuna spiegazione (semplicemente perché non c’è!) stanno facendo “Ghosting” e noi dovremmo augurarci che intanto la terra li inghiottisca invece di bramare un loro ritorno.

La dottoressa Ivana Napolitano, psicologa e psicoterapeuta, ci spiega cos’è il ghosting. Il Ghosting, da ghost ossia fantasma, indica la “sparizione” del manipolatore, che da un giorno all’altro non chiama, non manda messaggi, non si fa più sentire, toglie l’amicizia dai social, blocca ogni forma di comunicazione con la partner, senza fornire alcuna spiegazione. È l’interruzione unilaterale, improvvisa e non concordata di una relazione, un “silenzio punitivo” con cui si crea una distanza emotiva. Sparire è una “strategia” da sempre utilizzata per chiudere le relazioni e nell’epoca dei social network se ne registra un notevole incremento grazie alla molteplicità dei mezzi di comunicazione: circa l’80% delle relazioni odierne vengono interrotte con un’azione di Ghosting sia da donne, sia da uomini maggiorenni. Essendo una strategia indiretta ed unilaterale di abbandono, viene ritenuta “violenta”: si “aggredisce”, senza dare la possibilità di confrontarsi; ci si arroga il diritto di togliere la parola, senza poter replicare, realizzando una “crudeltà emozionale”. La potenza manipolativa del ghosting si amplifica attraverso, lo "zombieing", il tornare all’improvviso dopo un periodo di silenzio, al fine di mantenere il controllo sulla vittima o abusarne ancora una volta psicologicamente.

Dopo qualche mese in cui avevo superato o meglio credevo di aver superato con orgoglio la disintossicazione, anche se un po’ malconcia psicologicamente, ho cominciato a riprendere in mano la mia vita e il mio lavoro.

“Dam…dam.. dam…”, sentite di nuovo avvicinarsi la musica de “Lo Squalo”?

E’ in questa fase di ripresa che dobbiamo fare estrema attenzione. Nel copione di queste storie c’è scritto che i vampiri ritornano sempre e ritornano perchè gli SERVIAMO.  Lo fanno con le più belle intenzioni, anche più belle di quando ci hanno fatto vivere la favola del love bombing. Ovviamente è solo una trappola. Sempre il copione narra che rapidamente torneranno ad essere peggiori di quando ci hanno lasciate.





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