Le Bateleur

Il Bagatto, arcano numero uno

    di Maurizio Pacelli

Se, come si è detto, Le Mat rappresenta il viandante, il Bagatto, arcano numero uno, è colui che deve decidere se mettersi in viaggio per avviare il percorso di individuazione che i tarocchi raccontano per immagini.

Ha tutto con sé: ori, coppe, bastoni e spade. E’ l’artigiano che plasma la materia composta dai quattro aspetti da integrare: il fuoco – intuito; la terra –sensazione; l’acqua – sentimento; l’aria – pensiero. Due si trovano già nelle sue mani, gli altri appaiono sul tavolo. Infatti, il Bagatto nella mano destra regge una bacchetta, simbolo dell’iniziazione: è il fuoco sacro che lo muove. Nella mano sinistra mantiene una moneta, segno dell’importanza degli aspetti materiali. Ha a disposizione pensiero e sentimenti. Il suo compito è organizzare tutto ciò in modo da dargli una forma definita.

E’ l’Uno, ma non ricomincia da zero, bensì, parafrasando il titolo di un film di un celebre autore napoletano prematuramente scomparso, “ricomincia da tre” a voler rappresentare che il viaggio ha come simbolo una spirale: tante volte bisogna ritornare al punto di partenza e ripartire per un nuovo cammino, senza dimenticare ciò che siamo e siamo diventati in virtù delle nostre passate esperienze. Infatti il nostro personaggio volge lo sguardo in basso e a sinistra, quindi guarda la terra e orienta il suo pensiero al passato. Dal punto di vista simbolico ciò sottolinea proprio la consapevolezza di ciò che si possiede già - il bagaglio di esperienze acquisito - e l’attenta valutazione delle proprie reali possibilità: ha, infatti, i piedi piantati a terra, a forma di squadra, segno di concretezza.

In primo piano c’è il banco di un artigiano che produce il nuovo e l’ignoto, come sottolinea il lemnisco – il cappello a forma di infinito - e come indica la rappresentazione dei piedi del tavolo di cui uno è nascosto. Siamo, appunto, ancora nel mondo dell’attività creativa, non della realizzazione, a voler sottolineare che in questa fase non possiamo ancora sapere come evolverà la nostra creazione.

Ma se davvero decide di iniziare il proprio cammino, chi si svela davanti a noi? Qual è il suo reale compito? Qual è il grande Viaggio della vita che si appresta a compiere? Il segreto è nascosto nel nome francese – Le Bateleur - che probabilmente proviene da batelier  che significa conducente della barca. Il Bagatto è colui che trasporta l’anima del morto – Le Mat – in modo che possa  iniziare il viaggio della propria identificazione. E se il Matto rappresenta l’anima, il Bagatto riproduce la personalità, composta di quattro elementi, enfatizzando l’aspetto duale dei Tarocchi che permea tutta la struttura degli arcani, sia quelli maggiori che quelli minori.

Il grande traghettatore non ha, dunque, un tavolo, ma la barca stessa che, per poter essere efficacemente condotta, necessità di una grande fiducia in se stessi. Quindi, volontà di andare, ma nella convinzione di poter conseguire la propria meta.

E’ tutto in potenza. In sostanza deve operare un esercizio di volontà. Questo è il senso più profondo di questa lama. Chi è nella posizione del Bagatto deve innanzitutto decidere se intraprendere il Viaggio. Ne ha la possibilità, ma deve stabilire se desidera compiere questo grande investimento e, una volta determinata la necessità, deve esercitarsi nella perseveranza.

A questo proposito vorrei chiudere questa breve sintesi con uno stralcio tratto dal dizionario dei simboli che, alla voce Iniziazione, così recita: “In greco la parola per iniziazione - telutai - contiene il significato di <>; iniziare è in certo modo far morire, provocare la morte, ma la morte in questo caso è un’uscita, il superamento di una porta che dà accesso altrove. All’uscita segue un’entrata. L’iniziato supera la cortina di fuoco che separa il profano dal sacro, passa da un mondo all’altro e subisce quindi una trasformazione, diviene diverso, cambia di livello.[1]

 

[1] J. Chevalier; A. Gheerbrant; Dizionario dei Simboli – Miti, Sogni, Costumi, Gesti, Forme, Figure, Colori, Numeri; Bur, Rizzoli, Milano, 2010,





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