Sulla strada per Rocio

Pentecoste in Andalusia: un milione di pellegrini per la Vergine della Rugiada

    di Maria Regina De Luca

La settimana della Pentecoste è per gli spagnoli un evento corale che tocca il suo culmine nel lungo pellegrinaggio alla Madonna del Rocìo. Anche la nostra cultura religiosa era pervasa dalla sacralità della Pentecoste. La discesa dello Spirito Santo, che irrora i dodici seguaci di Cristo della sapienza divina, nella tradizione letteraria si materializza in una pioggia di petali di rose e in quella popolare nel lavaggio del viso in un infuso di acqua e di rose secondo il rito della "Pasqua rosata", ancora in uso in alcune regioni.

Ma la santificazione della festa in Spagna è un’altra cosa e prova, ancora una volta, quanto la tradizione sia radicata nel costume del variegato territorio nazionale. Una settimana prima della Domenica di Pentecoste una lunga processione di carrozze, carretti, pellegrini di varie età, cavalieri, proveniente dalle diverse regioni spagnole, procede a tappe verso il Santuario de la Paloma Blanca, un’architettura candida, delicata e ardita come una guglia gotica, a sud-ovest di Siviglia nella località Rocìo a pochi chilometri da Almonte. È il santuario della Madonna della Rugiada ai cui piedi chiedere le grazie danzando in suo onore. Sono più di un milione i pellegrini, e non mancano stranieri, che per uno dei quattro itinerari che confluiscono a Rocìo tra i quali quello sivigliano è il più battuto, giungono e si aspettando l’un l’altro per ricomporsi la Domenica nella lunga sfilata degli stendardi, al suono delle campane a festa.

Uno dei momenti più emozionanti della funzione domenicale è quello del Salto de la Verja, la cancellata che circonda l’altar maggiore, da parte della congrega di Almonte che porterà a spalla la Vergine fuori dal Santuario. La danza fa da leit-motiv a tutto l’evento perché, tranne che nei brevi sonni sotto le tende erette lungo il percorso, esse continuano a scandire il tempo con una leggerezza lieta e profondamente compenetrata nello spirito della festa Durante il percorso, la notte s’illumina di piccoli fuochi ed è forse l’onda emozionale sollevata da preghiere, canti e luci a sostenere i viandanti lungo il non facile percorso, ben 25 kilometri di strade poco diverse dalle antiche carovaniere. Le danze continuano durante la messa solenne della Domenica. Le preghiere stesse sono dette danzando nei costumi caratteristici delle diverse regioni, gli splendidi vestiti inaugurati per celebrare l’evento. Il giorno dopo, la Madonna sarà portata in visita in tutta la città dalla congrega di Almonte, ma l’atmosfera che ogni anno s’arricchisce di emozioni produrrà i progetti per il prossimo pellegrinaggio, per il prossimo incontro di fede e di speranza al quale partecipa lo spirito stesso del popolo spagnolo, di là da ogni distinzione politica o culturale.

Non si può, a tal punto, sorvolare su quanto tale spirito sia ormai sfumato dalla nostra cultura. La scarsissima cura per l’ultima processione di San Gennaro, fino a pochi anni fa splendidamente seguita, curata, celebrata da tutta Napoli nelle sue varie componenti, dagli amministratori alla nobiltà al popolo, dovrebbe sollecitare la città a difendere e a ricomporre la sua antica devozione identitaria che ha consentito alla festa del patrono di durare qualche millennio.





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