Il design

Adatto alla grafica, meno al marketing

    di Silvio Fabris

Personalmente il termine design non mi è mai piaciuto. Lo trovo più adatto a quegli studi che svolgono prevalentemente un lavoro di progettazione grafica, ma accostarlo a coloro che operano nell’ambito del marketing, come le agenzie a servizio completo, diventa un azzardo. Basta sfogliare qualche libro dedicato al design per rendersi conto della confusione, senza distinguo, che c’è tra questi due ambiti professionali.

Ho sempre pensato che il design facesse parte e venisse applicato in architettura, nell’arredamento, nell’oggettistica. Ma quando si parla di un'attività che si pratica nell’area dell’indistinto (senza origini), in una dimensione disciplinare sfocata dentro un inseparabile insieme di competenze, allora bisognerebbe darsi una regolata. Si tende a confondere il termine ottenendo l’effetto marmellata a discapito del termine stesso. Non tutto può essere design.

Finalmente! Io che ho sempre trovato il termine design troppo sfruttato, con somma gioia appresi che alla fine del 2011 a Londra era nata la rivista DISEGNO, grazie all’editrice e redattrice svedese Johanna Agerman Ross. Un magazine che è un mix di architettura, moda e design.

Sarò un nostalgico nazionalista, ma tornare a usare termini in lingua italiana come anche il termine GRAFICA al posto di DESIGN, oppure CARATTERE invece di FONT, mi fa gioire e vedere che da Londra, notoriamente nazionalista, partì una RIVISTA (odio il termine MAGAZINE) non può che farmi piacere. Evidentemente gli inglesi avranno notato l’eccessivo uso del termine DESIGN anche in Italia e si saranno vendicati… 





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