Fiducia a Mancini in un'Italia contro i talenti

Dopo la disfatta della Nazionale riparte il campionato. Il ciclo terribile del Napoli

    di Davide Martino

La sensazione è che siamo arrivati alla frutta e non a causa della sciagurata eliminazione con la Macedonia, bensì per la reiterata assenza dal torneo più prestigioso che impone al popolo italiano per la seconda volta consecutiva di guardare con nostalgia e un pizzico di invidia il mondiale da spettatori disinteressati. Però è doveroso uscire dal coro e non allinearsi a tutte le critiche, comunque doverose, che hanno scandito l'ultima settimana azzurra. 

In troppi solo pochi mesi fa osannavano Mancini e più in generale il gruppo costruito, per poi devastarlo per l'imprevista uscita con la Macedonia. Serve equilibrio, serve freddezza nell'analisi di una sciagura sportiva che segue un impensabile trionfo. Quella ponderazione che da un lato fa imprecare per la formula assurda adottata dalla Fifa, per i rigori sbagliati da Jorginho, per il fisiologico calo emotivo dopo la vittoria di Wembley, ma dall'altro fa comprendere chiaramente come l'europeo sia stato un dolce momento figlio più della bravura dei singoli che della lungimiranza di chi amministra il pallone nazionale.

I problemi c'erano allora e sono acuiti adesso, in quanto la penuria di giovani, il disinteresse per le partite della nazionale sia del pubblico che delle società di serie A sono tutti fattori che hanno inciso e incideranno nel processo di ricrescita mondiale. L'Italia non è una cattiva squadra, non la migliore, ma neanche così scadente da perdere con la Macedonia, per tale motivo il primo ottimo passo è stata proprio la conferma del tecnico sceso agli inferi, dopo le notti magiche di Londra 2021.

Mancini è in gamba e preparato, per cui dovrà necessariamente continuare sulla strada solcata e non cedere alla tentazione di cambiare a causa della nefasta eliminazione. Si dovrà aiutarlo e per fare ciò ogni società della massima serie, in accordo con le Leghe dovrà sviluppare una strategia improntata alla collaborazione e alla crescita dei talenti a km 0, non limitando l'acquisto di stranieri, ma tornando alle origini del nostro calcio fatto di tecnica e sacrificio.

In maniera generica e approssimativa si getta la croce sugli stranieri, quando il primo vero problema è dettato dalla mancanza di voglia e di sacrificio dei giovani a puntare dritto all'obiettivo. Bisogna rimodulare le scuole calcio imprimendo con forza i principi di disciplina e duro lavoro, per poi passare alla tecnica individuale. 

Solo così potremo ritrovare nuovi talenti capaci di trascinare nuovamente il movimento nell'olimpo che ci compete. Il cammino è arduo, ma deve avere un punto di partenza e soprattutto l'obiettivo della continuità. La mesta figura nazionale ci riconsegna un campionato ancora più impoverito, ma pur sempre avvincente e prossimo alle battute finali.

In questo senso il Napoli riprende la marcia dalla difficile le trasferta di Bergamo, con all'orizzonte i due match casalinghi ostici con Fiorentina e Roma. Questa testata ha sempre caldeggiato la necessità di guardare le singole giornate, senza analizzare oltre. 

Siamo però alla vigilia di un ciclo temibile, in cui si può uscire malconci ovvero, con la carica giusta per lo sprint finale. La partita con l'Atalanta è complicata per le solite reiterate assenze, cui il popolo azzurro è oramai abituato, ma anche per la forza dell'avversario che ha una delle ultime possibilità di riagguantare il treno Champions.

Il Napoli dovrà essere eccellente nella fase di contenimento e bravo a gestire il possesso palla, seppur privo dell'arma Osimhen che avrebbe potuto mettere in crisi il vis a vis difensivo bergamasco. Per una volta ci sentiamo di non condividere l'ossesso della vittoria, quanto la necessità di non perdere e ciò per due ordini di motivi. Anche se il Milan dovesse allungare, mancherebbero 7 partite e ben 21 punti alla fine, ma soprattutto gli azzurri blinderebbero il piazzamento, potendo dedicarsi anima e corpo a coltivare il sogno di vincere ogni singola delle restanti partite. Prezioso come la solito sarà l'atteggiamento e la personalità da infondere su un campo e contro una tifoseria razzista che dovrà essere arginata dalla sfrontatezza di Mertens (a proposito auguroni per il piccolo Ciro Romeo) e soci.

Mister Spalletti avvezzo alle assenze, dovrà ridisegnare la linea difensiva spostando Koulibaly sul centro destra e inserendo Juan Jesus come partner sinistro, ma soprattutto dovrà essere capace di lanciare nella mischia Zanoli al posto dell'immancabile Di Lorenzo. Il ragazzo ex Carpi ha la chance per conquistare la fiducia del popolo azzurro e anche la conferma nella rosa del prossimo futuro, sicché la dovrà giocare con convinzione e sfrontatezza. Il fisico e i polmoni sono quelli giusti per arginare le sfuriate offensive degli orobici.

Per il resto il mister si augura di poter disporre di Anguissa, determinante il suo peso a centrocampo, cui aggiungere le geometrie di Lobotka e i guizzi di Zielinski e Fabian, lasciando alla geniale coppia Insigne Mertens la fase offensiva. Il Napoli deve iniziare questo ultimo e decisivo ciclo senza rimpianti con la convinzione di poter ottenere il massimo in campo da tutti i singoli componenti della squadra.





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