Cariello racconta le spose di Cristo

L'attore e regista cilentano presenta il docufilm «Corporalmente rinchiuse»

    di Max De Francesco

È una vita che sono in lockdown. Una detenzione non forzata, un distanziamento sociale fortemente voluto per decifrare meglio e aiutare il mondo di fuori. Sono le monache clarisse di clausura del monastero di Santa Chiara di Montecastrilli, luogo immerso nella bellezza mistica dei paesaggi umbri, in cui per la prima volta l’occhio del cinema è entrato con la missione di seguire le ore e i giorni delle spose di Cristo. Questo viaggio tra solitudini creative e gremite, è diventato un docufilm dal titolo Corporalmente rinchiuse, che l’11 agosto inizierà il suo tour con l’attesa proiezione nella piazza di Santa Chiara a Montecastrilli, proprio nel giorno di Santa Chiara, a un amen dal monastero dove è stato girato, per poi proseguire il 14 agosto con la tappa nel borgo di Casteltodino. Prodotta da Imprinting, Iuppiter Movie e Pietralba Produzioni, l’opera è stata scritta e diretta da Bruno Cariello, classe 1962, attore e autore cilentano, nato nella brezza di Scario e romano d’adozione, il quale con la sua autorevole carriera, che spazia dal teatro al cinema alla letteratura, ha sempre manifestato una vocazione nella vocazione: calarsi in parti dal taglio decisamente spirituale e documentare la ricerca del trascendente.

Reduce dal successo per il pluripremiato Il traditore di Marco Bellocchio, in cui interpreta la delicata parte del giudice nel maxiprocesso a Buscetta, il suo percorso artistico è testimonianza di fede e fascino per l’oltre come dimostrano, scorrendo la ricca filmografia, alcune sue interpretazioni - nel 2000 è il padre di Padre Pio, nella miniserie tv di Carlo Carlei con un insuperabile Sergio Castellitto nel saio del frate di Pietrelcina, nel 2002 ne L’ora di religione di Bellocchio è Don Pugni, il messo del cardinal Piumini - e altri lavori come il saggio Don Bosco a bassa voce (Iuppiter Edizioni, 2013), in cui ricostruisce la vita del santo dei giovani raccontandone la passione per il teatro, o il documentario Io credo, noi crediamo (2016), invito al “Credo” rivolto soprattutto ai bambini che spesso pongono domande spiazzanti a cui non sempre è facile rispondere con prontezza, fino ad arrivare a Le nostre anime di giorno, reportage interiore, scritto e girato in pieno lockdown - che verrà presentato il 20 agosto a San Giovanni a Piro - per testimoniare la vita “ferma” dei paesi cilentani in quarantena tra pietre solenni, suoni di tenaci campane, incanti marini, confessioni di sindaci, piazze vuote e riscoperte di riti domestici.

Per esperienza, curriculum e poetica, Cariello era l’artista ideale per violare il portone di un monastero e consegnare un altro tempo. Altre vite magiche. Oltre due anni di preparazione con una meticolosità per le soluzioni visive e narrative tipica di chi viene dal teatro, la scelta di un gruppo di lavoro coerente con il progetto formato da Filippo Titta e Maicol Baiocco (direzione fotografia), Mauro Menicocci (montaggio), Vanessa Zertanna (scenografia), Manù Bandettini (musiche), l’esigenza spirituale di ritrovarsi e di ritrovare il senso di un cammino dopo le batoste della vita, il desiderio di mettere luce in botole di buio: così Corporalmente rinchiuse è uscito dal bozzolo, superando anche il tempo sospeso del covid, che è servito all’autore per ritornare su alcune idee e sciogliere gli ultimi dubbi. Un evento devastante costringe un padre (Bruno Cariello) e un figlio (Giosuè Cariello, già protagonista in Io credo, noi crediamo) a fare i conti con il macigno del dolore. Finiscono, quasi per un’attrazione misteriosa, nell’incanto silente del monastero di Santa Chiara di Montecastrilli, abitato da una comunità di monache clarisse di clausura. Qui la vita quotidiana delle suore, rinchiuse ma solo corporalmente in una dimensione che in apparenza si mostra ingabbiata, diventa l’anima del racconto, facendo da contraltare al tempo quotidiano di chi vive fuori dal monastero, spesso desideroso di conforto e luce di verità. L’estrema esistenza delle monache, che hanno scelto di sposarsi con Cristo nella solennità del silenzio, presenta aspetti sorprendenti, narrati con appassionata grazia attraverso un mosaico di rivelazioni, interviste, carrellate di chiaroscuri e improvvisi scorci celesti. E così le giornate delle suore, oltre a essere regolate dal suono della preghiera, sono uno straordinario inno alla laboriosità e alla gioia, quando c’è da curare il giardino, preparare dolcezze in cucina o strimpellare una chitarra, e una porta sempre aperta all’ascolto, quando c’è da alleviare sofferenze, distribuire rassicurazioni, custodire un segreto o donare la semplicità di parole cariche di Dio. Un ascolto che servirà a un padre e a un figlio per ricredere nel viaggio della vita.





Back to Top