Passeggiando per via San Gregorio Armeno

Incontri inaspettati tra pastori sublimi e altri purtroppo inopportuni

    di Amedeo Forastiere

Quest’anno il Natale mi arriva in modo strano. Avverto poco odore di festività. Sarà che da tanto tempo non faccio più né l’albero di Natale, né il presepe. Una tradizione alla quale non mi sottraggo mai ogni anno, la passeggiata per San Gregorio Armeno. Quest’anno l’ho fatta con un carissimo amico, Luciano, da tanti anni condividiamo la stessa passione per l’arte della pittura. La giornata scelta per la passeggiata tra i vicoli degli artigiani dei pastori e del presepe, non poteva che essere peggiore, piovosa e umida. Un’avventura passeggiare nel vicolo stretto tra bancarelle con i mille colori della merce esposta. Impossibile tenere l’ombrello aperto per ripararmi dalla pioggia, sottile ma insistente. Così decido di chiuderlo; cosa vuoi che mi accada, dico a me stesso, se prendo un po’ d’acqua in testa? Non ho nemmeno i capelli! 

San Gregorio Armeno è diventata una tappa obbligatoria per i tanti turisti, che vengono per la prima volta nella mia città. Scoprono un posto unico e magico, che nessun’altra al modo possiede, guardo e mi sento orgoglioso di essere napoletano. Incontro in questa via mitica dove la gente cammina come Alice nel Paese delle meraviglie, un vecchio amico d’infanzia, Gianni, più grande di me di quasi di dieci anni. C’eravamo persi di vista, come spesso accade con i vecchi amici. E’ stato lui a riconoscermi e mi ha fermato: Ma tu sei? Prima che pronunciasse il mio nome, ho risposto subito: Si sono io. L’ho abbracciato, abbiamo proseguito la nostra passeggiata, tra presepi e pastori, sotto la pioggia.

Gli presento il mio amico Luciano, poi le solite domande, come stai, cosa fai, il Natale con chi lo passi... Ci fermiamo, per far passere una donna incinta, vicino una bottega con una forte luce, che illumina bene il volto di Gianni. Noto subito nei suoi occhi qualcosa che mi preoccupa. Un sottile velo di tristezza. Ci conosciamo da sempre, non trovo nessun imbarazzo a domandargli: Cos’hai?

Mi risponde: Niente di che. Solo che il Natale non lo vivo più come una volta. La festività da passare con tutta la famiglia, il presepe che non manca mai, l’albero con tanti colori e lucine accese, sotto i regali per tutti non mi danno più la gioia di una volta. Poi si ferma e non parla più, chiudendosi in una cupa tristezza. Capisco che qualcosa lo tormenta, non gli faccio domande, aspetto che sia lui a proseguire. Ogni anno che passa, penso sempre la stessa cosa; questo è l’ultimo Natale? Al prossimo ci sarò? Un pensiero fisso che non  mi fa vivere in pieno la festività. Gli anni che passano non li posso ignorare, anche se per fortuna non ho nessun malanno, ma comunque avanzano. Allora sai che faccio? Vengo qua, a San Gregorio Armeno, in questa strada vedo che il tempo si è fermato, e tra i vicoli ritrovo la mia infanzia, mi sento un ragazzino, e non un vecchio di ottantasette anni. Lo ascolto con molta attenzione, non mi sento di dargli torto, avendo anch’io una certa età... Gli faccio cenno di continuare. Fino a qualche anno fa, tutta era come una volta, il tempo nostalgico, non si faceva influenzare da tendenze strane. Adesso sulle bancarelle, tra la Madonna, San Giuseppe, il bambino Gesù, gli zampognari, i Re Magi e il pastorello con l’agnellino sulle spalle,  cii trovo personaggi del tempo d’oggi, calciatori, attori cantanti, principi e reali. Avvenenti attrici dalle forme che provocano la tentazione, trasformando l’antica tradizione sacra in un luogo blasfemo.Tutto diventa come una Piedigrotta, dove faccio fatica pensare che il tempo non stia passando. Ecco perché mi vedi strano, penso sempre se questo sia l’ultimo Natale, o ce ne saranno ancora un altri? Comunque, nel dilemma shakespeariano, rispondo sempre sì, quando mi domandano: Te piace ‘o presepio?





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