LIBRI La leggenda del santo bevitore

Un relitto della società e la promessa di restituire 200 franchi alla "piccola Teresa"

    di Roberta Errico

La leggenda del santo bevitore è un racconto in parte autobiografico dello scrittore austriaco Joseph Roth. La storia riassume tutta la straziante dispersione della vita di Roth e soprattutto dei suoi ultimi anni, quando a Parigi, trovò “una suprema, ultima lucidità nell'alcol”, com’è scritto nel racconto.

La leggenda del santo bevitore è uno sguardo disilluso sulla decadenza malinconica di una persona che vive ai margini della società. Il romanzo parla di un uomo, Andreas Kartak, che vive tra le strade di Parigi, ormai estraneo alla  società borghese ma proprio per questo autenticamente libero: “Perché a nulla si abituano gli uomini più facilmente che ai miracoli”, scrive Roth. Una sera di primavera, dell’anno 1934, il barbone Andreas incontra, sotto i ponti della Senna, un enigmatico sconosciuto che, deciso a convertirsi al cristianesimo, gli offre duecento franchi. Andreas, che ha un senso inscalfibile dell’onore, in un primo momento non vuole accettare, perché sa che non potrà mai rendere quei soldi. Lo sconosciuto, però, gli suggerisce di restituirli, quando potrà, alla “piccola santa Teresa” nella chiesa di Santa Maria di Batignolles.

La vita di Andreas da quel momento cambia: sebbene abbia promesso di restituire i soldi la domenica seguente, cede alla possibilità di poter finalmente godere di una piccola fortuna, e purtroppo sceglie di dilapidare molto di quello che gli è stato offerto nei bar, ordinando bicchieri di Pernod. Molte volte Andreas, aiutato dal destino, avrà in tasca una somma di denaro sufficiente per saldare il proprio debito, utile a recuperare l'onore e la dignità, ma altrettante volte si lascerà distrarre da amori, vizi, vecchie amicizie. Un giorno incontra un signore che gli dà l’opportunità di guadagnare duecento franchi per sovrintendere ad un trasloco, e Andreas accetta, deciso a saldare il suo debito nei confronti della “piccola santa Teresa”. La vita del clochard, però, anche in quest’occasione continua a perdersi sulla strada di quella chiesa, nonostante la parola data.

Il suo disagio è evidente: egli vuole una sola cosa nella vita: rendere quei soldi, eppure allo stesso tempo si lascia sviare da innumerevoli imprevisti, da donne che il caso gli fa incontrare, da vecchi amici che compaiono. Con la forza di volontà, alla fine, riesce a saldare il debito con la “piccola Teresa” prima di morire.

Il tema di fondo del racconto breve è l'impossibilità di trovare una collocazione sociale ai derelitti che Roth raffigura anche nei suoi altri romanzi. Andreas, ha qualcosa in più però: dimostra, nonostante le tentazioni che lo mettono alla prova, la sua incontestabile dignità non intaccata dalla misera condizione in cui si trova: “Ecco quel che sono veramente: cattivo, sbronzo, ma in gamba”, scrive Roth. Andreas Kartak si muove tra due territori opposti, quello del benessere e quello della miseria , partecipando, per inerzia, ai riti di una borghesia che lo attrae e lo disgusta.

Lo scrittore Roth e il protagonista del racconto Andreas si somigliano, tant’è vero che il romanzo è stato più volte definito dai critici altamente autobiografico. Entrambi hanno vissuto all’ombra dell’Impero asburgico, poi disfatto e sostituito dai gerarchi nazisti. Lo scrittore fu un fervente oppositore del neonato partito di Adolf Hitler, una scelta coraggiosa che comportò che in Germania i suoi libri venissero dati alle fiamme. Anche Roth, come il suo protagonista, si lasciò consumare dall'abuso di alcol eppure rimase solidamente attaccato alla vita dimostrando il proprio valore come giornalista e scrittore.

Nel 1988 il regista italiano Ermanno Olmi ha diretto il film omonimo tratto dal racconto di Roth.





Back to Top