In genere si usa dire “di padre in figlio” proprio per giustificare tratti somatici simili, caratteri affini, atteggiamenti uguali e così via. Invece, quello seguito dai giudici della V Sezione penale della Corte di Cassazione...è stato un diverso ordine: di figlio (nel caso di specie, figlia) in padre.

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Di figlia in padre

    di Adelaide Caravaglios

In genere si usa dire “di padre in figlio” proprio per giustificare tratti somatici simili, caratteri affini, atteggiamenti uguali e così via. Invece, quello seguito dai giudici della V Sezione penale della Corte di Cassazione (con la sentenza n. 37686/2013) – chiamati a pronunciarsi sulla condanna di un uomo della provincia di Salerno, reo di aver pubblicamente apostrofato la figlia di un impiegato del Comune di Agropoli come “pu…na”! – è stato un diverso ordine: di figlio (nel caso di specie, figlia) in padre. La frase ingiuriosa (di questo tenore “tua figlia se la fo…no tutti e perciò è una pu…na, e tu saresti un cornuto”), era stata – come si vede – piuttosto pesante ed a renderla ancora più pesante era stata la circostanza che non veniva pronunciata inter partes, a quattro occhi, ma in un contesto pubblico ed aperto al pubblico.

Forse anche per questo motivo il papà aveva deciso di rivolgersi subito ai giudici, nonostante il fatto che la giovane, non solo non era stata presente al diverbio, ma aveva anche deciso di soprassedere. E i giudici, alla fine, gli hanno dato ragione: nella sentenza, infatti, si legge che era “di palese evidenza” che la frase ingiuriosa fosse stata rivolta proprio nei confronti dell’uomo, dal momento che l’imputato aveva “inteso colpire direttamente la parte civile nei suoi affetti familiari”. In altre parole, il riferimento alla figlia avrebbe costituito “lo strumento per ledere l’onorabilità del padre”.

Neanche gli escamotages escogitati dal difensore sono valsi a ‘salvare’ lo scostumato: a parere del professionista, infatti, era da considerarsi del tutto “inconsistente” il fatto che l’ingiuria fosse stata pronunciata utilizzando il condizionale e non il presente; inoltre se proprio qualcuno doveva ricorrere in giudizio doveva essere la figlia ingiuriata e non suo padre. Di diverso avviso sono stati gli ermellini che hanno dichiarato inammissibile il ricorso e condannato il gentleman al pagamento delle spese processuali. Come a dire: la buona educazione non “paga” mai!





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