Un faro su Napoli

Palazzo Serra di Cassano illumina la cultura. Fino al 6 novembre aperta mostra su Ercolano

    di Maria Regina De Luca

Palazzo Serra di Cassano illuminato a giorno, gremito di un pubblico a volte commosso, come quello dell’indimenticabile riapertura, negli anni Novanta, dell’ingresso principale su via Egiziaca, chiuso contro il sovrano per la morte del giovane duca Gennaro Serra di Cassano e riaperto nella speranza, presto caduta, di una resurrezione della città. Gerardo Marotta, con l’energia e la voce dei suoi anni migliori, ha ancora una volta perorato il valore storico ed etico della Rivoluzione del ’99 i cui ideali e i cui martiri hanno qui, in questo Palazzo, diritto di cittadinanza.

Ma veniamo alla mostra su Ercolano che illustra la priorità culturale, rispetto alla stessa Atene, della Magna Grecia, matrice e fonte della civiltà intellettuale del mondo antico. Nella stesura dello splendido catalogo della Mostra dal titolo "Ercolano, una storia nel tempo", promossa dalla Fondazione Cives/Museo virtuale di Ercolano, dall’Istituto italiano per gli Studi Filosofici, dalla Biblioteca Nazionale di Napoli e dalla Biblioteca Universitaria di Napoli, si sono alternati storici, cultori della materia, rappresentanti delle istituzioni, filosofi, da Valerio Cacace a Teresa Castaldo a Emilia Ambra a Maria Rascaglia. I testi editi da Biblipolis dell’indimenticato Fancesco del Franco, dalla Scuola di Epicuro alla Scuola di Platone agli studi e ai programmi di studio sulla ricerca delle civiltà antiche, portano i nomi dei grandi pilastri degli studi della civiltà classica di ogni tempo, da Giovanni Pugliese Carratelli a Marcello Gigante ad Amedeo Maiuri e a quanti hanno permesso al passato di essere oggi presente e attuale, molto più di quanto non lo siano la reggia e il Teatro di San Carlo incerottati fino a data da destinarsi, fantasmi di persone amate perdute, beffarda ‘Mostra’ della nostra dolente quotidianità dove un pensiero biecamente riformistico continua a ostacolare la formazione di una coscienza critica nelle giovani generazioni.

Manca, o resta nell’ombra, alla attuale classe dirigente la consapevolezza di essere erede di un passato da salvaguardare, da arricchire, da far fruttare nel modo giusto per il benessere di tutti e da consegnare alle successive generazioni. Qui, stasera, la vitalità del passato può indurre ancora alla fiducia nel futuro come il concerto di Michele Campanella, un evento che esprime la polisemia culturale dell’Istituto per gli Studi Filosofici. In una delle sale ci si ferma paralizzati, e poi perduti nella bellezza senza tempo del mosaico proiettato sul pavimento da apparecchi stregati, intatto nei suoi bianchi e nei suoi blu, nei suoi tridenti e nei suoi delfini, o morene, o altro guizzante nel mare ‘color del vino’. Lo strato d’acqua che lo ricopre si smuove a onde e timidamente, tutti, vi poggiano il piede per poi ritrarlo, come da un oggetto da non dover calpestare. Si concentrano, in questa proiezione, il punto di partenza e d’arrivo di tutto il laborioso percorso, la sintesi della bellezza e del sapere, zenith di un evento col quale, di nuovo, l’Istituto di Gerardo Marotta accende le sue luci di faro e di guida delle giovani generazioni. Che nessuno le spenga è una speranza, e insieme una preghiera.





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