Quelli che cacciano la scienza contro il Napoli
Categorie di giocatori che si esaltano contro gli azzurri
di Roberto Bratti
Esiste una categoria di giocatori che disputa stagioni anonime e vivacchia nella mediocrità.
Giocatori che se ne stanno ai margini della squadra, sballottolati tra panchina e tribuna, sul piede di partenza, in attesa di uno squillo o di un episodio che li rilanci.
Questi stessi giocatori, poco considerati dagli addetti ai lavori, snobbati alle aste del fantacalcio, per una sorta di sortilegio misterioso si trasformano quando giocano contro il Napoli.
Per un po’ ho pensato dipendesse dalla maglia azzurra.
Poi Emanuele Calaiò, l’Arciere, l’uomo della risalita in serie A, ha segnato un gol su punizione a giro da trenta metri. Una parabola perfetta, un mix di potenza e precisione, un gesto tecnico da top player che mai gli era riuscito in carriera.
Il Napoli indossava la maglia gialla.
E tutte le mie certezze sono crollate.
La categoria Giocatori che cacciano la scienza contro il Napoli si divide in varie branchie:
Gli ex. Dichiarano che la parentesi partenopea è stata la più importante della loro carriera. Hanno girato il mondo, loro, ma una piazza bella come Napoli non l’hanno mai trovata. Che buona la pizza, che splendore il lungomare, e che persone fantastiche i napoletani. Hanno il dente avvelenato perché sono andati via in quanto non ritenuti all’altezza del progetto. Aspettano la sfida contro il Napoli per togliersi un bel po’ di sassolini dalle scarpe. E puntualmente segnano. Quando lo fanno non esultano. Per rispetto, dicono. Ma dentro, godono come ricci.
Avete pensato a Denis? Anche io.
Gli acquisti del futuro. Vogliono mettersi in mostra. Vogliono dimostrare il loro valore. Ambiscono a giocare in una piazza importante, con un pubblico caldo ed entusiasmante. Vogliono fare il salto di qualità. Danno il massimo, vogliono farsi notare. Magari segnano da quaranta metri e neanche esultano. Poi raggiungono il loro obiettivo, vestono la maglia azzurra (o gialla) e si mostrano per quello che sono: un mezzo pacco. Gokan Inler? Sì, proprio lui!
I Nemo profeti in patria. Sono i napoletani che, per uno scherzo avverso del fato, non sono riusciti ad imporsi nella loro città natale. Costretti da un destino cinico e baro a trasferirsi in giovane età nel freddo nord, aspettano la partita contro il Napoli come una finale di Champions. Hanno sempre tifato Napoli, loro. Appena finiscono di giocare chiedono il risultato della loro squadra del cuore. In camera hanno appesa la foto di Maradona e il gagliardetto azzurro. Nella maggioranza dei casi sono onesti lavoratori del pallone. Che si trasformano in fuoriclasse contro il Napoli.
Un esempio su tutti? Sardo del Chievo.
Andate su Wikipedia, controllate i gol in carriera.
Poi vedete quanti ne ha fatti al Napoli.
Ecco.
I carneadi. La categoria per eccellenza. Giocatori scarsi, ma proprio scarsi, che si esaltano contro il Napoli.
Rolando Bianchi: una media voto da assistente sociale, contestato dai tifosi del Bologna, con la valigia già pronta. Due gol al Napoli, unici momenti di gloria di una stagione da dimenticare.
E Moscardelli? Il barbuto centravanti idolo del web non è mai stato una macchina da gol. Eppure, nelle stagioni precedenti, per ben due volte, è stato protagonista del gol vittoria che ha visto il Napoli soccombere in casa del Chievo.
Gli esempi sono tanti: Carmona dell’Atalanta, Dramè sempre del Chievo, Pasquato del Bologna, Jonatas del Torino, Marchese col Catania.
Dove sono adesso?
Che mestiere fanno?
Potrei continuare ma mi fermo qui.
Troppo dolore.
E allora possiamo stare ore a discutere della mancanza di cattiveria, di cinismo, dell’incapacità di chiudere le partite, di una rosa non all’altezza, di errori banali, della malasorte e della sfiga, ma di fronte a certi fenomeni, che puntualmente si ripetono, non ci resta che invocare il nostro Santo Patrono.
San Gennà, aiutaci tu!