Natale in pescheria

Tra sardine e pesce palla ci aspetta un 2020 «ittico»

    di Max De Francesco

Gira e rigira, sempre in pescheria andiamo a parare. Non solo per la scelta delle migliori vongole per il cenone o per conquistare il più eroico dei capitoni, ma anche per passare in rassegna, in questo ultimo passo d’anno, protagonisti e figuranti degli abissi. E ce ne sono: navigano a vista, confondono le acque, bucano la rete, cercano l’onda. Su tutti, tre in particolare attirano il nostro sguardo ittico, distratto ma non sedotto da una quantità di sardine che, chimicamente testate dall’eurosqualo Prodi e convintamente sostenute dal pesce lucciola Pascale, non scaldano i nostri mari perché ci appaiono come l’ennesima rivoluzione giovanile pilotata dai grandi e rivolta ai piccini tra la suggestione di “bella ciao” - ancora più pop dopo essere diventato tormentone nell’acclamata serie tv La casa di carta - e il sistematico “pericolo delle destre” che unisce le macerie delle sinistre. 
 
Né a destra, né a sinistra, né al centro, né in alto, né in basso si muove il sindaco in scadenza Luigi de Magistris, un pesce palla pronto a spararne altre pur di lasciare lo stato di sospensione in cui affonda da tempo. Produttore di fandonie, amante di flotte fantasma, masterchef di antipasti e rimpasti, nell’ultimo dei quali ha grigliato persino la spigola perbene Nino Daniele, appare smaccata la sua volontà di dirigersi verso un porto sicuro che gli garantisca mesata e agibilità di retorica sudista. Al momento ha annunciato per la duemillesima volta la formazione di liste alle imminenti regionali, ma quanto gli convenga lo sa solo lui, colpito com’è da una palese riduzione di appeal che spesso lo porta a un preoccupante sconfinamento nel ridicolo, come nella vicenda dell’allerta meteo e della chiusura delle scuole ogni volta che schizzichea. Per carità, Napoli è un presepe che si regge sui cartoni, con alberi, fogne, vie e palazzi privi di adeguati controlli e sicurezza, ma inseguire le previsioni e le bizze del vento è come arare il mare. Certo è che il sindaco, ogni volta che s’affaccia da Palazzo San Giacomo, strofina corni e chiude Napoli ammettendo le colpe della sua amministrazione che, in questi quasi dieci anni, ha curato la manutenzione come la Villa Comunale. La recente notizia, diffusa dal professore di botanica Massimo Ricciardi, che nella fu Villa Reale per incuria crescono, proprio dove giocano i bambini, piante di datura stramonium, meglio conosciuta come erba del diavolo, che se ingerita provoca «allucinazioni, stato euforico e trans-ipnotico», vale cento reportage sulla città e sul governo allucinante, allucinato e allucinogeno che siamo costretti a fumarci. 
 
Se il sindaco di Napoli è sospeso, il pesce cannone Vincenzo De Luca è finito, poverello, nella rete del dubbio, lui che aveva mostrato costantemente di non averne. Spietato cacciatore di navigator, gestore dell’ente regionale come se fosse il municipio di Salerno, forte di un decisionismo che nella politica degli abissi premia e alimenta la sopravvivenza, primatista di insulti contro il ministro ciciniello Luigi Di Maio, stavolta non sa quale rotta prendere: accordo sì o accordo no con la paranza dei cinquestelle? Desistenze o resistenze? Mucchio selvaggio per sconfiggere le destre o mucchietto di pesci combattenti senza l’intrusione grillina? 
 
L’enigma andrà sciolto dopo la Befana, anche perché, sondaggi alla mano, il centrodestra unito è dato vincente, a prescindere da chi sarà il capobranco. Circolano nomi - Severino Nappi, Gennaro Sangiuliano, Mara Carfagna -, ma quello che sembra il più papabile è il già governatore Stefano Caldoro, il buon amministratore della calma piatta, che anni fa soprannominammo Freddoro per quella sua predisposizione a raffreddare platee e a mostrare un eccesso di equilibrio. Giocando con l’ittica, somiglia tanto a una metodica sogliola che rassicura l’acquario forzista locale. Ci ritroveremmo, dunque, al già visto scontro tra un pesce che bombarda tutto ciò che si muove contro di lui e un altro che attacca e ragiona sottovoce. La verità è una: se il centrodestra resterà compatto, a indicare la luce non servirà un faro, ma basterà un faretto. 
Due considerazioni prima degli auguri: non fate i baccalà con i botti di capodanno. Per l’allerta meteo, invece, voci di corridoio dicono che de Magistris sia intenzionato addirittura a chiudere la capanna. ‘O bambiniello nascerà comunque, il problema vero è per i provati Re Magi. Se dovessero bussare, proprio mentre state per fiondarvi sulla frittura di mare, conviene sempre accoglierli perché non vengono mai a mani vuote. 
Che sia un Natale di buona pescheria e un 2020 di buonissima pesca. 
 
(vignetta di Armando Lupini)





Back to Top