Te piace 'o presepe

A San Gregorio Armeno l'arte dei pastori è ancora quella di Eduardo?

    di Amedeo Forastiere

Natale in casa Cupiello è la commedia di Eduardo De Filippo forse più espressiva. Luca Cupiello, chiamato dalla moglie Concetta Lucariello, è il classico uomo di una volta che porta avanti la tradizione del presepe. Festeggiare il Natale con tutta la famiglia, la moglie e i due figli, Ninuccia e Tommasino, è un obbligo. La figlia è sposata con un uomo che non ama e di nascosto ha un amante con il quale organizza una fuga. Il figlio Tommasino, chiamato da tutti nennillo, è un giovanotto che non ha né arte né parte, ma soprattutto nessuna voglia di lavorare.

Trattato dalla madre ancora come se fosse nu’ creaturo, nennnillo arriva al punto di vendersi le scarpe dello zio Pasqualino, vecchio zitello che vive in casa del fratello Lucariello. ‘O nennillo pensa che lo zio ammalato non si alzi più da letto, in poche parole che muoia, e quindi oltre alle scarpe, vende anche il cappotto. Lo zio però si riprende, cerca il cappotto e le scarpe sotto il letto, non le trova, scoprendo così la vile furbata del nipote.

La commedia di Eduardo è una metafora che mette a confronto due mondi, quello dei sogni e quello della realtà. Il presepe rappresenta i sogni, con le statuine mute con cui Lucariello parla come fossero di famiglia.

Poi c’è il mondo reale, quello dei tradimenti, delle bugie, della falsità. La figlia Ninuccia ha l’amante: il tradimento. La bugia e falsità appartengono a nennillo che vende scarpe e cappotto dello zio e mente dicendo di non saperne niente. In tutto questo Lucariello vive nel mondo del presepe, dove tutto è buono, vero e limpido, domandando ripetutamente al figlio nennillo: Te piace ‘o presepio?

Noi ragazzi degli anni Sessanta non amavamo il presepe, apparteneva al passato, era cosa da vecchi. Erano gli anni dei capelloni, il ritmo Yèyè, del moderno, l’abete decorato con palline e tante luci intermittente. Quello era il nostro Natale.

San Gregorio Armeno a quel tempo era solo uno dei tanti vicoletti di Napoli, con qualche vecchia bottega che vendeva le statuine, ‘e pasturi fatti di terracotta, che al minimo urto si rompevano, ci s’incontrava il vecchietto Lucariello che comprava il pastore da sostituire.  

Te piace ‘o presepio, diventò per i ragazzi Yèyè, uno slogan. Qualsiasi cosa si comprava, che poteva essere la Vespa o la 500, diventava, metaforicamente, il presepe, e si domandava all’amico mostrandogli l’ultimo acquisto: te piace ‘o presepio? Era un modo come un altro per sfottere gli anziani che non appartenevano ai nostri tempi, troppo legati a certe tradizioni del passato. 

Per fortuna il presepe è stato riscoperto e rivalutato, all'inizio anni Settanta, come una vera e propria opera d’arte. San Gregorio Armeno da allora è diventata una delle strade più conosciute al mondo, non c'è turista che, approdato a Napoli, non visiti le botteghe degli artigiani.

Dai bambini agli adulti, piace ‘o presepe, quel mondo di favole, fermo nel tempo, dove ognuno può dare sfogo alla propria fantasia. Anche l’artigiano più tradizionale cede alle nuove tecnologie, usando piccoli motorini per far sgorgare acqua da ruscelli e fontanine in miniatura. 

Purtroppo già da un po’ di anni qualche artigiano del presepe (’o pasturaro) ha realizzato personaggi che non hanno niente a che fare con la tradizione, esponendo nella propria bottega, tra San Giuseppe e la Madonna, anche Maradona, o qualche altro personaggio dello sport o della politica. Blasfemia pura. Il presepe è sacro, chi replica la tradizione deve rispettarla, sennò Michele Cuciniello, che realizzò, verso la metà dell’Ottocento, lo straordinario presepe esposto al museo di San Martino, vedendo questi accostamenti bizzarri si rivolterà nella tomba.    

La tradizione di andare a San Gregorio Armeno ha contagiato anche me, che ogni anno respiro un po’ di quell’aria da sogno dove tutto sembra buono. Quest’anno però sulle bancarelle oltre agli idoli del calcio, che per un fatto di tifoseria posso anche accettare (che poi mi domando in quale parte del presepe vadano collocati), ho visto un artigiano esagerare, riproducendo Hitler e Mussolini. Nessuna polemica politica, per carità, ma qualcosa l’antico presepe l’ha persa.

Per fortuna durante la passeggiata non ho trovato nessuno che mi abbia domandato: Te piace ‘o presepio? La mia risposta sarebbe stata sicuramente: No! Nu’me piace ‘o presepio…

Alla prossima ragazzi.





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