Al Mann e' tempo di gladiatori
Successo della mostra che racconta la storia dei combattimenti 'sportivi' e della lotta
di Armando De Sio
Fino al 18 aprile, presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, noto semplicemente come Mann, si terrà una mostra dedicata ai Gladiatori (che ha già totalizzato più di 200.000 visitatori). Tutti noi siamo affascinati da queste figure dell’Antichità per aver letto romanzi, per aver visto film, serie tv… Ma quanto conosciamo davvero della loro vita, del loro modo di essere, dei loro modi di combattere… Insomma, cosa viene fuori da un mondo vecchio di duemila anni? La mostra tenta di fare proprio questo. Pochi sanno che ad esempio i ludi gladiatori non hanno origine a Roma, ma derivano dalla zona greco-sannitica già quelle popolazioni adottarono quella forma di combattimento “sportivo” soprattutto in concomitanza della scomparsa di un cittadino illustre (e alla mostra si possono ammirare bellissimi affreschi di combattimenti provenienti da tombe dell’area di Paestum).
Questa lotta voleva esaltare le virtù guerriere del defunto. I romani fino al I secolo a.C. organizzarono anche loro giochi per questa occasione, poi divennero strumenti per tenere ben saldo il legame tra popolo e imperatore. Nelle varie province dei loro domini cominciarono a costruire arene e anfiteatri, ma non a Roma, dove per molti secoli gli scontri tra gladiatori si tennero nel Foro romano o in anfiteatri in legno. Solo nel I secolo d.C., sotto l’imperatore Tito fu costruito un anfiteatro in muratura: l’Anfiteatro Flavio, meglio noto come Colosseo. Ma chi erano i gladiatori? Erano schiavi provenienti da ogni parte dell’impero e a volte anche cittadini comuni, di umili origini che andavano alla ricerca della gloria. Questi erano legati ad una scuola (tra le più importanti ricordiamo quella di Capua, da cui partì la rivolta di Spartaco) guidate da un lanista (un ex gladiatore ora allenatore e “manager” di questi ultimi).
Esistevano vari tipi di gladiatori, classificati a seconda dell’armamento: il trace, ad esempio, aveva un elmo con un grifone, schenieri e una spada corta, il reziario aveva un tridente e una rete che ricordava quella dei pescatori, o il mirmillone che aveva un grande scudo rettangolare (di questi e di altri tipi di gladiatori nella mostra possiamo ammirare le loro splendide armature da parata ritrovate nella palestra di Pompei). Nel mondo romano il gladiatore era un sex symbol: le matrone pagavano davvero tantissime cifre per passare una notte d’amore con i loro campioni. Si riteneva inoltre che il sangue di un gladiatore fosse una specie di filtro d’amore.
Questo e molto altro si può apprendere dalla mostra del Mann. Un luogo davvero unico, che ci fa tornare indietro nel tempo e che, per usare le parole di Alberto Angela nel volume Mann che Storia. I tesori del Museo archeologico nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, 2022:“[...] è un contenitore inesauribile di racconti straordinari e unici al mondo. Un luogo prezioso e sacro dove passato e presente continueranno per sempre a incrociarsi. [...] È una meraviglia all'interno delle meraviglie di Napoli, un luogo unico da preservare e ammirare”.