LIBRI Musica sui sogni di Careri

Presentato a Palazzo Serra di Cassano l'ultimo libro del docente federiciano

    di Maria Regina De Luca

Nella presentazione in scena martedi scorso a Palazzo Serra di Cassano dell’ultimo libro di Enrico Careri: Piccoli ciclopi e altri sogni, quel che più ha colpito è stato l’abile gioco di richiami tra la professione dell’autore, alla Cattedra di Storia della Musica presso la Federico II, e le sottolineature dei  testi con una musica apparentemente estranea  ai temi, ma calzante per vie di complicità di sensi o addirittura di antinomie di concetti.

Gli studi sul silenzio nella interpretazione musicale di Enrico Careri hanno evidentemente ispirato la presentatrice dell’incontro, Anna Maria Siena, a cercare in un altrove del tutto indipendente la musica che ha alternato ai racconti e così una canzone centenaria, l’indimenticabile Signorinella che ci fu bisnonna, diventa musica di riferimento di un testo col quale è in totale antitesi, uno dei più briosi, effervescenti e capziosi dei racconti di Careri che ha per protagoniste le Signorine, le fanciulle d’oggi ingaggiate dai call center, che si presentano coi loro nomi sempre meno nostrani, che spesso non conoscono la nostra lingua, che hanno per unico scopo quello d’indurre l’ascoltatore al contratto e la comune sorte di esser, se tutto va bene, mandate al diavolo dall’interlocutore. 

Allo stesso modo, l’ammutolirsi dell’avventore in attesa di Polenta con sugo di papera muta, un altro dei racconti che figurano nel libro, è posto in sintonia con la nostra incantevole Silenzio Cantatore e il paventato naufragio della coppia sul lastrone di ghiaccio viene evitato dalla presentatrice accogliendo i due malcapitati nel mare di Posillipo mare di sonno e di sogni d’amore ed ha come controcanto la splendida Nun me scetà. Anche la parola ‘sogno’, usata nel sottotitolo del libro, è stata scavata in tutti i suoi significati letterari, semiologici e allegorici. Che esso sia complementare alla veglie e che entrambi siano indispensabili all’uomo è saputo. Anna Maria Siena ne ha chiamato a testimoni gli dei, gli scienziati, gli eroi e vari personaggi storici, da Dedalo ad Amleto a Benino, il pastore nel cui sogno si accampa il Presepe, conducendoci lungo sentieri di una filologia sentimentale basata e comunicata per sensazioni più che per elucubrazioni intellettuali.

Citiamo tra i partecipanti Annamaria Ackermann, che ha dato sapore e umore alla sua lettura di grande livello fonico, tonico ed espressivo, aggiungendo ai racconti un sapido e divertito humour che ne ha accresciuto la grazia. Hanno cantato Delia Catalano, Nora Palladino, Raffaele Mancini che ha anche suonato insieme al maestro Francesco Patalano. Ha sottolineato con aerea grazia alcuni racconti il clarinetto del giovanissimo maestro Bruno Sepe. Breve e intenso l’intervento di Careri, compatti i consensi nella stanza affollata del Palazzo dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dove ancora l’amore per la conoscenza continua a portare alto il nome di Napoli nel mondo.





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