Brunori Sas a Castel Sant'Elmo

Il 20 luglio fa tappa a Napoli il tour del cantautore calabrese con Neri Mercorè

    di Mariangela Ranieri

Il 20 luglio Brunori Sas approda al porto partenopeo, nella splendida location di Castel Sant’Elmo. Solo una delle tante tappe del tour teatrale inaugurato a marzo del 2015: “Brunori srl, società a responsabilità limitata”.

Il cantautore calabrese ha ereditato il marchio di famiglia, Brunori sas per l’appunto, che in origine etichettava la ditta paterna che si occupava di vendere materiali da costruzione. Secondo quanto afferma lui stesso, non si è appropriato soltanto del nome ma anche e soprattutto delle qualità dell’argilla di Joggi, perché “le sue canzoni sono pesanti come i mattoni, perché tende a costruire castelli in aria, e perché Brunori sas è il primo progetto artistico dichiaratamente a scopo di lucro”.

Si tratta di un viaggio, fisico ma soprattutto simbolico. Un viaggio in Calabria, nella città d’infanzia del cantautore, Joggi, in compagnia di Neri Marcorè; un viaggio attraverso la trasformazione della società da un piccolo paese alla grande città.

Nel diritto commerciale la società di persone prevede che i soci rispondano con tutto il loro patrimonio delle attività poste in essere dalla società stessa, sono quindi totalmente responsabili; la società di capitali prevede che invece i soci rispondano in relazione alla quota partecipativa, limitando quindi anche la responsabilità, come appunto la srl. “Responsabilità” deriva dal latino rispondere, re- (indietro), -spondere (obbligarsi, promettere), con l’aggiunta del suffisso –bile che indica facoltà, possibilità, databile intorno alla seconda metà del XVIII secolo. L’etimologia compresa di data rende forse maggiormente accessibile il percorso che presenta il tour di Brunori Sas, nella misura in cui la nostra società, intesa come dinamismo generazionale che paradossalmente oggi appare più che mai statica, è riassunta forse al meglio nella celebre canzone di Dimartino “Ormai siamo troppo giovani” in cui il mondo adulto viene in realtà presentato fermo ed imprigionato nel non-tempo dell’adolescenza, che altro non è che sinonimo di irresponsabilità.

Di chi è la responsabilità? Chi ha la colpa per esempio, della crisi economica, del vuoto lavorativo, dell’istruzione decadente? Chi è responsabile delle limitate e limitanti vie di comunicazione? E ancora, di chi è la colpa del crollo dei valori? Chi è responsabile del “merito nato mendicante, della povera nullità tutta agghindata e la più pura fede miseramente abiurata, e del dorato onore vergognosamente male attribuito, e la virtù verginale brutalmente prostituita, e della giusta perfezione ingiustamente screditata, e la forza invalidata dal potere zoppicante, e dell’arte imbavagliata dall’autorità, e della follia che con aria dotta, mette freno all’estro, e della semplice verità calunniata come faciloneria, e del bene prigioniero che serve il male capitano?".

È forse solo un tentativo, quello di Dario Brunori, per fa sì che ognuno faccia atto di fede e confessi: “mea culpa”.





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