LIBRI Una scarpa contro la stronza

Leggerezza e coraggio nel romanzo di Vanna Morra

    di Eugenia De Luca

Giovanna Morra, meglio conosciuta come Vanna, tifosa della Lazio e instancabile rompipalle: è così che ama definirsi la scrittrice di “Una scarpa contro la stronza” edito da Iuppiter Edizioni. Vanna è una bambina di quattro anni che vive a Napoli in una di quelle classiche famiglie numerose: mamma, papà, nonni e un esercito di zii e cugini. La sua vita “normale” fin da piccola è regolata dalla “stronza”, ovvero l’artrite reumatoide, con cui è costretta a convivere tra sfide continue, cadute, rinascite. 

Vanna non si lascia sopraffare dalla “stronza”, non la subisce, la vive e l’affronta; è forte il suo carattere che l’aiuta a non mollare, anche quando tutto sembra non andare per il verso giusto, quando il corpo inizia a non ascoltare il cervello ma soprattutto quando pensi che tutto stia andando per il peggio: bisogna continuare a lottare per tutti quelli che non ce l’hanno fatta, per i compagni di stanza, per quei bambini che soffrono durante le ore di fisioterapia nella palestra dell’ospedale che con estrema difficoltà provano a fare due passi.

L’ospedale Pini è sicuramente un punto focale nel percorso di vita della protagonista: è lampante il momento in cui Vanna riesce a convincere i medici a operarla e a eseguire un intervento per le sue anche, sebbene la sua età possa essere un elemento compromettente per la sua riuscita; sarà un intervento lungo, doloroso e sacrificante che porterà Vanna a un’altra sfida, una lunga riabilitazione. Sempre qui, al Pini, però la ragazza ci riporta alla leggerezza, alle sue prime cotte, ai suoi primi amori e di come una “non proprio carina”, come lei si definisce, arrivi comunque a conquistarsi sempre quelli più carini.

La mancanza di Napoli, i ragazzi del muretto, il nonno che lascia questa dimensione quando lei non c’è, e quel fratello andato via troppo presto sono vividi nel suo racconto, tale da coinvolgere chiunque si ritrovi a leggerla. Suggeriamo questa lettura a chi alle volte crede di essere finito o a chi crede di aver dato tutto. Quest’autobiografia è una ventata di salute e leggerezza in tempi in cui la leggerezza è ben lontana dalla nostra quotidianità.





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