Amori precoci

Se nell'epoca delle tappe bruciate i quindicenni dividono il letto con le fidanzatine

    di Amedeo Forastiere

La storia dell’umanità è stata suddivisa in cinque grandi epoche: preistoria, storia antica, medioevo, storia moderna, storia contemporanea. Ognuna di queste differisce dalle altre per il tipo di organizzazione della società o per la supremazia di qualche popolo sugli altri. Grazie a questa suddivisione, parlando di una certa epoca, ci si riferisce a uno stile di vita particolare che l’uomo ha tenuto durante la sua evoluzione. Sono state scelte delle date come punti di riferimento, anche se il passaggio da un’epoca all’altra non è certo avvenuto in un giorno solo, ma attraverso una graduale trasformazione nel corso dei decenni.

Anche nella vita degli esseri umani c’è una suddivisione in epoche, per esempio: infanzia, adolescenza, età adulta e anzianità. Non c’è un giorno preciso in cui una persona passa improvvisamente dall'essere adulto ad anziano, è un passaggio molto graduale che, per convenzione, per comodità, si approssima a una certa età. Nella nostra legislazione, una persona diventa adulta al compimento del diciottesimo anno di età, ma naturalmente non si cambia così repentinamente da un giorno all’altro.

Il passaggio da una epoca all’altra ha sempre portato cambiamenti in avanti, che comunemente chiamiamo progresso. Quelli che si sono succeduti dalla preistoria fino all'età contemporanea hanno sempre portato benefici alla collettività. In particolar modo alla classe operaria: l'operaio di una volta si spaccava la schiena lavorando solo con le mani, che erano l’unico ferro del mestiere. Le macchine creato dall’uomo nelle varie epoche hanno mitigato le fatiche. I tempi di lavoro si sono ridotti dando risultati migliori, sia sulla produttività sia nel privato, l’uomo ha più tempo per sé, da dedicare alla famiglia e a qualche hobby.

La nostra epoca come può essere definita? Dell’incertezza? Oppure: l’epoca del futuro che lo afferri ed è già via? Tutto corre veloce, come Goldrake, più della luce.

Oggi comunichiamo con il mondo in tempo reale, lo abbiamo in tasca, grazie allo smartphone. Per carità, niente da eccepire, tutti lo usano, anche quelli della mia generazione. Non lo facciamo per sentirci contemporanei, alla pari dei giovani, ma perché è una grande comodità, sicuramente tra le invenzioni dell’uomo ritengo sia la più gettonata.

Questa sfrenata corsa del progresso ha creato una vera e propria competizione tra scienziati. Una gara a chi fa la scoperta più strabiliante. Un progresso veloce spesso diventa un vero e proprio bulldozer, schiaccia tutto quello che trova sulla sua strada: tradizioni, valori, sentimenti. Così si bruciano le tappe, quelle che hanno sempre avuto i loro tempi. Le date come punto di riferimento del passaggio tra una fase e l’altra. 

Pochi giorni fa ero seduto al mio solito bar, con graffa e cappuccino coperto di cacao, leggendo il mio quotidiano. Sedute al tavolino di lato, due giovani donne. Parlavano dei figli adolescenti, con lo stesso entusiasmo di quando si parla di eroi…ogni scarafone è bello a mamma soja.

Sul tavolo smartphone e tablet - che poi non capisco l’utilità, avendo entrambi le stesse funzioni. Ostentazione? Mah... Una delle due diceva all’altra: «Mio figlio Francesco, si è fidanzato». 

L’altra domanda: «Ma quanti anni ha?» 

«Quindici».

«Sembra ieri quando lo vedevo girare sul triciclo. È​ diventato un uomo. Bene, bene, sono proprio contenta».

Un ragazzo a quindici anni è già considerato uomo. Beh, se questa è l’epoca dell’incertezza, lo è anche della crescita frettolosa, così veloce che non ce la fai ad afferrarla ed è già fuggita.

La cosa che mia ha colpito in modo particolare non è stata la chiacchierata tra le due amiche, portatrici sane di agio, visti i gioielli che ostentavano e il Suv ultimo modello parcheggiato regolarmente in doppia fila, ma la storia dell’enfant prodige, il quindicenne fattosi uomo e fidanzato.

Certo,anch’io alla stessa età mi fidanzai, ricordo ancora il nome della ragazza, Rosalba. Non era di Napoli, ma studiava in città e viveva al Parco Margherita, presso una zia che lei chiamava la Gestapo, vecchia zitella con i baffi. Non potevo nemmeno chiamarla a casa, una volta lo feci, rispose la Gestapo, quando chiesi di Rosalba, mi rispose che non c’era nessuna Rosalba, avevo sbagliato numero e riattaccò subito.

Le due amiche continuano a parlare delle genialità dei loro rampolli, anche l’altra ha un figlio adolescente, di due anni in meno di Francesco, per cui ascoltando l’amica che esalta la procacità del figlio, già vede il suo tra due anni uomo e fidanzato. La madre di Francesco racconta orgogliosa che il figlio nei fine settimana, dopo la discoteca, va a dormire a casa della ragazza, con orgoglio precisa che dormono insieme, nello stesso letto. Altrettanto fa la ragazza quando dorme a casa di Francesco.

Se al posto del cappuccino avessi preso un grosso bicchiere di nero d’Avola, avrei detto: sono ubriaco, ho sentito male. Due quindicenni dormono insieme a casa dei genitori? L’epoca dell’incertezza, anche nei tempi dell’età?

Per dormire insieme alla propria ragazza ai miei tempi, che non erano quelli delle guerre puniche, bisognava sposarla. Mentre ascolto le due madri “dell’incertezza”, mi torna alla mente la storia del mio amico, Pierino, fidanzato con una bellissima ragazza di nome Teresa. S’incontravano di nascosto, muovendosi come ladri perché se li incocciavano i genitori di Teresa erano mazzate. C'era il divieto assoluto di uscire, e avevano diciannove anni. Era un grande amore, durato tutta la vita. Quando Pierino mi disse che si sarebbe sposato con la sua bella Teresa, tirò un sospiro di sollievo dicendo: «Non ce la facevamo più vederci di nascosto, come due ladri, con la paura di essere scoperti, adesso basta ci sposiamo… avimme fatt’ammore comm a chi va, arrubbà».

Alla prossima ragazzi.





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