Professione comunicatore

Lo “stato dell’arte” della formazione

    di Silvio Fabris

La crisi generale del sistema dell’economia non ha risparmiato i settori fino a poco tempo fa vivacissimi del terziario avanzato, specialmente nel nostro Paese. Il vasto mercato della comunicazione, dalla pubblicità all’editoria, dalla televisione alle R.P., pur risentendo della congiuntura sfavorevole non sembra comunque destinato al declino. Scendendo dal generale al particolare, la crisi della domanda e dell’offerta dei mestieri della comunicazione si dovrebbe risolvere con la ripresa degli investimenti e della produzione nei settori collegati.

Una delle accuse ricorrenti all’istituzione universitaria è infatti di avere logiche, velocità e obiettivi indipendenti rispetto quelli del “Paese reale” . Il fatto poi che sia governata da una casta gelosa dei suoi privilegi e primariamente interessata alla perpetuazione di se stessa non ha certo giovato allo svecchiamento di una macchina che dovrebbe precedere e non seguire l’evoluzione culturale ed economica di un Paese. Ricordo che quando, agli inizi degli anni ’90, furono istituiti i tre nuovi corsi di laurea in Scienza delle Comunicazioni presso le Università di Torino, Siena e Salerno ci si meravigliò perché non era seguito  all’intuizione uno studio di fattibilità. In quelle città non esisteva né un quotidiano, né un’agenzia di pubblicità, insomma con scarse o nulle strutture di mercato della comunicazione. Non si capì perché non furono scelte Milano, Roma, Bari, dove editoria giornalistica e libraria e industria dei mass media elettronici sono ben radicate.

Vorrei solo evidenziare i rischi che un’eccedenza nella quantità comporta sulla qualità dell’offerta e sulla adeguatezza della stessa alle esigenze (ahimè impietose) del mercato del lavoro. Non si rischia di ricadere nella vecchia maledizione dell’università di massa di essere una “fabbrica di disoccupati”? Oltre ad essere disonesto, perché illudere centinai di giovani, ciò è un costo inutile che grava sulla collettività.





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