Vita di condominio

Gli ermellini sugli screzi tra vicini

    di Adelaide Caravaglios

Chi di noi abita in condominio lo sa fin troppo bene: le liti tra comproprietari sono all’ordine del giorno e derivano, per lo più, da vecchi screzi maturati all’ombra delle mura domestiche. Il quadro è il più variegato possibile e spazia dall’acqua che la signora del piano sovrastante lascia “sbadatamente” cadere sul bucato appena steso della signora del piano di sotto, al parcheggio “momentaneo” della propria autovettura su un posto auto altrui, semplicemente perché più comodo alle esigenze di carico e scarico della spesa; dal mancato pagamento degli oneri condominiali di spettanza, perché ritenuti puntualmente errati, all’odio quasi viscerale nei confronti dell’amministratore, ‘reo’ di essere super partes.

Anche nel caso sottoposto all’attenzione dei giudici di legittimità (sentenza n. 12477/2017), i soggetti coinvolti erano due condomini in guerra da anni (ben 10!): una signora aveva infatti convenuto in giudizio un suo vicino per vederlo condannare al risarcimento dei danni derivanti dall’atteggiamento a dir poco persecutorio (consistente in molestie, ingiurie ed insulti) che quest’ultimo aveva mantenuto nei suoi confronti.

Proviamo solo ad immaginare la faccia che ha fatto la ricorrente quando si è vista respingere il ricorso e confermare la sentenza di merito a seguito della quale le veniva riconosciuta la “modesta” somma di 500,00 euro, cifra così fissata perché anche lei, da parte sua, non era stata completamente succube del vicino sgarbato, ma aveva reagito alle molestie ferendolo con un’arma da taglio. Secondo gli ermellini la corte di merito aveva correttamente applicato le norme e comunque nel caso di specie non c’era spazio per poter andare oltre, stante il divieto del ne bis in idem. Insomma non c’è stato nulla da fare, perché tra i due litiganti il terzo gode!





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