Zeman, tra amore e odio

    di Antonello Marcelli

Senza dubbio è stata la sua settimana. L’ennesima rivincita del suo calcio tutto attacco, un’autentica filosofia immutabile nel corso di tutti questi lunghi anni, trascorsi su diverse panchine del nostro campionato. Eppure Zdenek Zeman, da Praga classe 1947, non fa mai smettere di parlare di se, non importa se vinca o se perda l’argomento Zeman prima o poi esce fuori. Sarà perché il boemo resta ancora un autentico personaggio del calcio nostrano, dai tempi del Foggia ha diviso tifosi, dirigenti, esperti di calcio su quello che è la sua proposta di gioco. Un calcio tutto attacco e velocità, con il suo classico 4-3-3, in cui tutti i calciatori prendono parte alla fase offensiva con sovrapposizioni, inserimenti e le classiche verticalizzazioni tanto care all’allenatore. Tutto questo per garantire un calcio spettacolare, realizzato tramite bel gioco e allenamenti quotidiani molto duri con l’impiego anche dei famigerati e temuti “gradoni”.

Un grande successo Zeman l’ha ottenuto, nella sua carriera mostrando spiccate capacità nella scoperta di talenti da lanciare, con coraggio e contro ogni dubbio, nelle sue squadre. Tanti sono stati negli anni i giovani, diventati poi protagonisti, lanciati da Zeman. Gli ultimi esempi sono quelli di Immobile, Verratti e Insigne venuti alla ribalta nel suo Pescara. Anche Florenzi è stato lanciato dal tecnico nella sua Roma di due stagioni fa. Tanti altri giocatori gli devono molto, lo stesso Francesco Totti ha sempre parlato di Zeman come un punto di riferimento.

La sua carriera non è stata sempre brillantissima. Tanti esoneri ma anche tante tifoserie che lo hanno amato in maniera indiscussa. I successi con Foggia e Pescara e il successo della sua prima esperienza alla Roma vanno in contrasto con i flop con Napoli, Lazio e il più recente ritorno con i giallorossi. In mezzo a queste tante altre squadre e tante altre stagioni altalenati. Non ha mai disprezzato le serie minori nei quali vanta gli unici trofei della sua carriera che sono le vittorie in due campionati di B e uno di C2.

Di certo un allenatore che in tutti questi anni ha saputo far parlare di se, lasciando spesso dichiarazioni forti. Come quando nel 1998 lanciò l’accusa di abuso di doping nel campionato italiano e fu proprio dalle sue parole che partì l’indagine nella quale furono coinvolti gli all’ora dirigenti della Juventus. Nel 2009 il boemo andò ancora all’attacco della Juve, intervenendo nel processo di calciopoli accusando Moggi di avergli compromesso la carriera. Alle pronte risposte di Moggi, l’allenatore gli fece recapitare una querela.

Chi conosce Zeman sa che il tecnico è sempre stato un uomo insofferente al potere, tanto che non ha mai risparmiato bordate a dirigenti e procuratori.

Proprio per questo motivo, a 67 anni, Zdenek ha deciso di ricominciare da Cagliari scelta perché, a suo dire, lontana dai giochi di potere. L’inizio non è stato certo confortante ma i 4 gol rifilati all’Inter hanno rilanciato le ambizioni dei sardi e hanno dato la spinta per continuare a parlare dell’allenatore e del suo calcio.

Sarà sempre così, di Zeman non si smetterà mai di parlare perché resterà un personaggio che non passa inosservato.

 O lo si ama o lo si odia.

 





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