Goliarda Sapienza, la scrittrice ribelle

L'arte della gioia, un libro che rompe convenzioni e ruoli sociali

    di Roberta Errico

Nata il 10 maggio 1924 a Catania in una famiglia rivoluzionaria, Goliarda Sapienza ha vissuto una vita ribelle e antimoralista come quelle raccontate nei suoi romanzi. La madre, Maria Giudice, è stata la prima dirigente donna della Camera del Lavoro di Torino, il padre, Giuseppe Sapienza, fu l’avvocato che coraggiosamente aiutò i due futuri presidenti della Repubblica italiana, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, a evadere dal carcere in cui erano stati imprigionati con l’accusa di antifascismo. La scrittrice ebbe un’educazione anticonvenzionale: i genitori non vollero che frequentasse le scuole per evitare che le venissero inculcate influenze fasciste, così la sua formazione ebbe luogo tra le mura di casa ad opera dei genitori e di alcuni precettori.

 A sedici anni Goliarda Sapienza si iscrisse all’Accademia nazionale di arte drammatica di Roma, la città in cui si trasferì con la famiglia. Studiò per diventare attrice e per un breve periodo, ricco di esperienze artistiche, lavorò con alcuni dei più grandi registi dell’epoca: Luigi Comencini, Alessandro Blasetti, Luchino Visconti e “Citto” Maselli, con il quale ebbe una lunga relazione.

Alla fine degli anni Sessanta, Sapienza decise di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, sua grande passione. Il romanzo che la impegnò per tutta la sua vita fu L’arte della gioia. Il libro, diviso in quattro parti, racconta l’epopea di Modesta dall’infanzia fino all’età anziana. Modesta nasce povera in una famiglia composta solo dalla madre e dalla sorella afflitta da un ritardo mentale. Sin da subito, il lettore coglie la furbizia e l’ambizione della protagonista, capace dei gesti più scaltri ed efferati pur di raggiungere i suoi obiettivi. La vita della protagonista è anche la storia della sua evoluzione come donna: nel libro sono narrati gli amori passionali vissuti sia con gli uomini che con le donne, il suo affetto per i figli, il suo innato senso di ribellione che con gli anni fa spazio anche alla capacità di provare compassione.

Modesta attraversa la storia d’Italia dal primo gennaio 1900, anno della sua nascita, fino al secondo dopoguerra, quando muore. È una protagonista inedita per il mondo dell’editoria italiana: una figura femminile che non esita a rompere convenzioni e ruoli sociali. A causa di questi temi originali e scabrosi, però, il romanzo venne rifiutato dalle case editrici italiane per più di vent’anni. Nel 1994 Sapienza e il marito Angelo Pellegrino riuscirono con fatica a farne pubblicare solo la prima parte, ma questa venne giudicata troppo immorale, tale da non meritare una edizione completa.

Il rigetto dell’opera provocò in Goliarda Sapienza il dolore più grande: arrivò  persino a rubare dei gioielli ad un’amica per finanziarsi, finendo a causa di questo furto in carcere – esperienza raccontata nel libro intitolato L’Università di Rebibbia. Purtroppo, Sapienza e la sua L’arte della gioia otterranno credito solo dopo la morte della scrittrice, avvenuta nel 1996, e fuori dai confini nazionali. Angelo Pellegrino lo fece pubblicare postumo a proprie spese nel 1998, dopo 22 anni dalla stesura, e in un numero limitato di copie. La Francia fu la prima ad entusiasmarsi per la prosa di questa “gattoparda”, come venne definita, capace di raccontare il Novecento attraverso gli occhi liberi di una donna anticonvenzionale. Oggi il romanzo è tradotto in 15 lingue.





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