'L'attore e' un'atleta che deve studiare'

Ritratto di Silvio Orlando, vincitore del David di Donatello per 'Ariaferma'

    di Armando De Sio

«Spesso noi attori, soprattutto napoletani, abbiamo la presunzione che il talento ci aiuterà e ci accontentiamo. Per fare un po' di salti e sorprendere ancora, invece, bisogna studiare». Basterebbe questa battuta, rilasciata in un intervista a Vanity Fair dell’11 ottobre 2016 per descrivere uno dei più grandi attori italiani di sempre: Silvio Orlando. Nato e cresciuto a Napoli, nel quartiere del Vomero, da padre originario di Pesco Sannita (in provincia di Benevento) e da madre napoletana, che morì prematuramente quando l'attore non aveva che nove anni d'età, nel 1975 esordì come musicista, suonando il flauto traverso nel complesso del Centro Culturale Giovanile del capoluogo campano.

L'anno successivo, s'avvia alla carriera attoriale nella scena teatrale napoletana. «Stavo cercando il mio posto nel mondo e salire su un palcoscenico mi ha fatto capire che quel mestiere mi procurava subito un consenso, sentivo che era la cosa che dovevo fare, riduceva le distanze dagli altri, mi permetteva di stare dentro a un consesso», così sempre su Vanity fair del 7 ottobre 2021. Passa poi a lavorare per il cinema con i più grandi registi: Nanni Moretti, Daniele Luchetti, Paolo Virzì, Michele Placido, Carlo Mazzacurati, Pupi Avati e Gabriele Salvatores. Nel 2000 vince il Nastro d'argento come migliore attore protagonista per l'interpretazione nel film Preferisco il rumore del mare di Mimmo Calopresti.

Sei anni dopo, nel 2006, partecipa come protagonista al film di Nanni Moretti Il caimano, film grazie al quale vince il David di Donatello come migliore attore protagonista. Prende parte, nel 2016, alla serie The Young Pope con l'Oscar Diane Keaton e Jude Law, nella quale interpreta il personaggio del machiavellico cardinal Voiello. Per Orlando il suo personaggio «[…] poteva arrivare a un'enorme empatia senza essere simpatico. È una trappola in cui noi napoletani cadiamo spesso, pensiamo sempre di essere simpatici». E sul suo rapporto con Law: «Jude è un atleta della recitazione. Ho visto come si diventa una macchina da cinema. Bisogna fare una cosa in meno rispetto a quello che facciamo noi italiani. Occuparti del tuo ruolo: dire le battute e avere un buon rapporto col regista. Punto. Il resto non conta. Le problematiche del set non devono importarti. Spesso da noi diventano alibi per mettere toppe alla mancanza di preparazione».

Quest’anno vince il David di Donatello come Miglior attore protagonista, il secondo in questa categoria, il terzo totale, per il film Ariaferma di Leonardo Di Costanzo. Un misto di ironia e orgoglio il suo discorso di premiazione: “[...] E la cosa che posso dire, e poi tolgo il disturbo, è che quest'anno sono stato con il Teatro in 40 città diverse e ho fatto tanti chilometri in questi anni... Abbiamo fatto tanti, tanti chilometri e penso che tutti questi chilometri si vedono sulla faccia e sull'interpretazione del film. E forse, l'unica indicazione che posso dire per poter continuare ad andare avanti è muovere il culo!”





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