Il viaggio di Goethe e la rinascita a Napoli
L'importanza del Grand Tour nella vita del poeta e drammaturgo tedesco
di Roberta Errico
Nel 1786 Johann Wolfgang Goethe, poeta, drammaturgo, romanziere e scienziato tedesco, decide di partire alla volta dell'Italia per compiere il suo personale Grand Tour, il viaggio culturale che la nobiltà europea compiva almeno una volta nella vita, tra le bellezze del nostro paese. Goethe attraversa l'intera penisola: dal Brennero fino alla Sicilia, passando per Verona e poi Ferrara, Roma e Napoli, il tutto raccontato con dovizia di particolari nel suo diario pubblicato con il titolo Viaggio in Italia, la cui parentesi partenopea è racchiusa nel testo I miei giorni a Napoli, e dove potrei rinascere se non qui?. La città di Napoli rappresenta un ricco capitolo dell'intenso soggiorno in Italia del poeta. Nel suo giornale di viaggio, Goethe, scrive di aver sempre serbato in sé il desiderio di visitare Napoli a causa degli straordinari racconti che il padre, anni prima, gli aveva riportato parlando di queste terre e sospirando di "ricordi incancellabili". “E così come si vuole che chi abbia visto uno spettro non possa più ritrovare l’allegria, si potrebbe dire all’opposto che mio padre non poté mai essere del tutto infelice, perché il suo pensiero tornava sempre a Napoli”, ricorda lo scrittore.
Johann Wolfgang Goethe è accompagnato nell’esplorazione di Napoli e dintorni dal pittore tedesco Johann Heinrich Wilhelm Tischbein, che soggiorna in Italia dal 1783 per studio e lavoro. A Napoli, l'intellettuale di Francoforte sul Meno, scrive di aver provato le sensazioni più forti di tutto il viaggio: conosce lo sfarzo artistico ed economico di una città ricca e florida, fraternizza con alcuni dei suoi cittadini più illustri e confuta, grazie a uno sguardo immune dai pregiudizi, i luoghi comuni che affliggono gli abitanti. “Tutti sciamano per la strada, tutti siedono al sole finché non cessa di splendere,” questa è la sua prima impressione documentata. “Il napoletano è convinto d’avere per sé il paradiso e si fa un’idea ben triste delle terre del settentrione: sempre neve, case di legno, gran ignoranza, ma denari assai”.
Napoli si presenta al meglio agli occhi dell'intellettuale tedesco: il clima gentile e le bellezze del paesaggio colpiscono profondamente lo scrittore, ma non sono le sole note positive del suo viaggio. Goethe riconosce le influenze culturali della Magna Grecia ed è abbagliato dagli splendori storico-artistici disseminati sul territorio, dei quali disquisisce amenamente con i gentili ospiti che lo accolgono nelle loro bellissime case napoletane. Goethe non ignora, però, le difficoltà del popolo: constata l'incredibile miseria in cui molti di loro sono costretti a vivere, eppure si stupisce della capacità di adattamento e dello spirito di sopravvivenza, supportato da una inconsueta genialità, che consente a molti di sbarcare il lunario. "La terribilità contrapposta al bello, il bello alla terribilità", scrive, "l’uno e l’altra si annullano a vicenda, e ne risulta un sentimento d’indifferenza. I napoletani sarebbero senza dubbio diversi se non si sentissero costretti fra Dio e Satana”. Goethe torna in Sassonia nel 1788, dopo un lungo viaggio che considererà "una rinascita".