LIBRI Come diventare vivi

Dopo Coronavirus, il manifesto di Montesano per un nuovo umanesimo

    di Giordana Moltedo

Quante volte in questi giorni chiusi in casa, isolati dal mondo esterno e lontani dai nostri affetti, l’istinto ci ha portati a riascoltare un brano, rivedere un film e riprendere in mano dei libri che hanno accompagnato la nostra vita ante virus. In particolare risuonavano nella mia mente delle  frasi che mi hanno portata a rileggere un pamphlet pubblicato nel 2017 dallo scrittore napoletano Giuseppe Montesano dal titolo Come diventare vivi, edito da Bompiani. Questo pamphlet chiude un viaggio che Montesano ha intrapreso con il saggio Lettori selvaggi, edito da Giunti nel 2016, e contiene una lunga riflessione sulla condizione dell’uomo nella società odierna, tale da diventare un manifesto per rifondare un nuovo umanesimo contemporaneo.

Infatti, dinanzi alle immagini di città chiuse, di ospedali trasformati in trincee e di bare allineate,  il mondo che verrà e, nel quale noi ricopriremo il doppio ruolo di testimoni e rifondatori, necessiterà di un nuovo umanesimo fondato sulla bellezza. Però, per creare bellezza, dobbiamo capire quali sono stati i nostri errori, e allora c’è un passo del saggio dal quale dovremmo partire e il cui contenuto descrive perfettamente, quasi in modo profetico, la fase storica che stiamo vivendo. “In questo momento della Storia la sensazione è che noi, gli esseri individuali che amano e piangono e sognano, siamo stati estromessi dalla nostra vita. Sembra che tutto sia capovolto, e che il fine sia diventato il mezzo: non l’economia al servizio della felicità degli uomini, ma l’infelicità degli uomini al servizio dell’economia; non il progresso tecnologico per abolire il tempo noioso del lavoro, ma tutto il tempo della nostra vita al servizio della noia tecnologica; non la trasformazione della natura per farci respirare meglio, ma la manomissione della natura per strangolarci”. Queste sono parole che per giorni hanno risuonato nella mia testa, anche perché al tempo stesso riecheggiavano come un cambio di rotta da seguire, visto che Montesano conclude questo passaggio con queste parole: “C’è qualcosa di orribilmente sbagliato, in questo, ma per poter sfuggire alla trappola che sacrifica gli uomini in carne e ossa ai concetti - ieri di comunismo, fascismo e nazismo, e oggi di mercato, economia e tecnica - bisognerà pensare in maniera diversa molte idee che la nube mediatica volta e rivolta adattandone il significato ai propri interessi: idee come rivoluzione, modernità, conservazione, sviluppo, decadenza, libertà, democrazia: e l’idea che tutte le unisce, il progresso automatico e infinito”.

E allora da dove dovremmo ripartire quando questa situazione che stiamo vivendo non finirà, ma peggio ancora si stabilizzerà, diventando un elemento con il quale dovremo imparare a convivere? Guardiamo al mondo di oggi. La quarantena ci ha messo dinanzi ad uno dei mali emotivi più grandi di questo mondo ante Covid, che Montesano già nel pamphlet aveva individuato nell’egoismo. In molti vivendo la solitudine di questi giorni, si sono resi conto della terra bruciata che hanno fatto intorno a sé a causa di uno smisurato “io eccessivo” che, come affermato da Montesano, ha influenzato anche la cultura, poiché molti hanno trasformato anche la semplice lettura in specchi narcisistici di se stessi. Uno svilimento della lettura che, invece, questa quarantena ci potrebbe permettere di superare se solo fossimo in grado di abbandonarci alla nostra sensibilità e compiere un viaggio in luoghi lontani dal nostro sentire. Una lettura che ci permetterebbe di conoscere altre “luminose pietruzze della verità” per ripartire.

Eppure, andando avanti nella lettura del pamphlet, un altro problema emerge in tutta la sua dirompente attualità e riguarda lo smart working. Facciamo una premessa doverosa: lo smart working sta permettendo ad alunni, studenti universitari e a tanti lavoratori di andare avanti con le attività, e questa modalità dovrà continuare fino a quando l’emergenza non sarà superata. Infatti questa modalità di lavoro non dovrà diventare la regola ma l’eccezione. E qui ci aiuta ancora l’opera di Montesano, perché dai dati e dalle ricerche compiute da diverse università, in particolare americane, visto che gli Stati Uniti sono stati tra i primi Paesi a sperimentare forme di lavoro e di studio sul modello del multitasking e dell’apprendimento on-line, si sono riscontrate non solo delle modifiche del sistema cognitivo delle persone, e in particolare degli studenti, ma anche una crescente mancanza di empatia tra i giovani americani, creando dei veri e propri “analfabeti emotivi”. E volendo contestualizzare tale concetto all’oggi, il pericolo è che si giunga ad una forma di egoismo digitale. Tutto ciò rivela che la nuvola nella quale viviamo sospesi, aspettando quello che sarà un domani imminente, ci dovrà far riflettere sulla Storia che vorremo scrivere, perché la Storia non è mai già  scritta, anche se spesso è proprio la Storia che ci fa e ci disfa.





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