Fotobazar

La personale di Vittorio Pescatori, dal 15 marzo al 19 aprile alla galleria Al blu di Prussia

    di Sara Giuseppina D'Ambrosio

“Fotobazar” segna il ritorno a Napoli dello scrittore e fotografo Vittorio Pescatori che con questa mostra, visitabile fino al 19 aprile, è alla sua seconda personale “Al blu di Prussia”, via Gaetano Filangieri. L’esposizione accoglie il visitatore immergendolo nei toni del seppia, il colore dei ricordi, avvertendolo fin da subito del legame, prezioso ed impossibile da recidere, dell’artista con il passato.

Pescatori per le sue fotografie rifugge i colori artificiali proposti dalla macchina fotografica perché per lui lontani dalle reali sfumature delle cose. Una volta stampato, ogni suo scatto, infatti, è dipinto, rigorosamente a mano, con toni e gradazioni scelti per riflettere come l’artista vorrebbe fosse colorata la nostra realtà. In questo modo, pur scegliendo come percorso creativo quello della fotografia, che dalla sua apparizione aprì alla riproducibilità, cerca di negarla prendendo a prestito dalla pittura.

In “Spaesamento sahariano”, ad esempio, solo la nota di colore aggiunta a mano sul vestito dell’isolata figura umana, probabilmente una donna, sembra saper rafforzare il sentore di solitudine e impotente contemplazione della bellezza desertica. Il piccolo segno rosso, infatti, diventa punto di partenza nella scoperta di quanto lo circonda.

Molte volte ironiche, tanto nell’immagine quanto nel titolo scelto (come dimostra “Croisette di Tangeri: la sventurata rispose”, in cui il verso manzoniano ricalca il giro di sguardi ed attenzioni fra una ragazza e due giovani marinai), altre quasi oniriche (in “Eolo a via Sopramonte 19 di Capri” il vento crea una figura inattesa divenendo l’unico, seppur impalpabile, protagonista) o ancora suggestive, le foto di Pescatori non cercano di catturare la bellezza, bensì sono frammento dell’io dell’artista che in queste si ritrova e si rappresenta.

Diverso, invece, è l’approccio nella serie di 20 scatti de “La dea dei muretti”. L’intento in questo caso è chiaramente informativo e didattico, perché il fotografo scopre nei muretti capresi incisioni raffiguranti elefanti, sirene, cetacei. Tutte immagini, secondo il parere dell’artista, opera degli uomini vissuti a Capri ancor prima della grande Glaciazione, poiché gli elefanti, ritratti in numerosi di questi graffiti, scomparvero dall’isola subito dopo. Il colore aggiunto successivamente, in questi casi, serve a sottolineare queste figure ormai sbiadite dal tempo.

Sempre il passato, quindi, è la spinta artistica che muove Pescatori. Il “trascorso”, noto o da intuire e che inevitabilmente attrae, è più che mai presente nella serie de “I miraggi”, in cui le cornici, comprate dallo stesso artista in mercatini dell’usato, completano l’atmosfera rappresentata con la loro storia dimenticata.





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