MUSICA Magia di Indialucia
Sorprendente contaminazione musicale nellâ??album del chitarrista flamenco-polacco
di Mario Paciolla
Andalucia + India. Tutte le cose più complesse e geniali, sembrano nascere dalla semplicità di un’addizione. ‘Indialucia’ è un progetto musicale che fonde spiritualismo indio e passione flamenca. Autore di questo prodigio è Miguel Czachowski, chitarrista flamenco polacco. L’album è il risultato di anni di lavoro, dal 1999 al 2004, svolti sull’asse Spagna-India, per cercare di riscoprire l’arte comune di questi due universi paralleli. L’arte gitana del viaggio, dispersa ormai tra le macerie del tempo. L’album composto da dieci brani, parte da un semplice intreccio di accordi: una chitarra flamenca e una sitar indiana, che si sublimano in una danza ammaliante, tra le varie sfumature della rumba, della sevillana, del jaleo o del martinete. Espressioni diverse dell’ebbrezza Andalusa. Lo sperimentalismo che caratterizza l’album, coinvolge una miriade di strumenti, a voler esaltare la commistione, la mescolanza, l’unione, il caos. L’armonia. Le note sembrano quasi voler disegnare nell’immaginario di chi le ascolta, quel percorso che coinvolse migliaia di abitanti del Nord–Est indiano ad emigrare verso Ovest, intorno al IX secolo A.C. Questi raminghi d’altri tempi attraversarono le terre mitiche di Persia, d’Egitto, e della Mesopotamia, per giungere infine, dopo secoli di migrazione, sul ponte dell’umanità: una regione al Sud della Spagna mora, conosciuta allora col nome di ‘Al–Andalus ’ . Lembo di terra onirico, unico posto al mondo, e, forse della storia, dove riuscirono a coesistere per centinaia di anni Gitani, Giudei, Cristiani e Musulmani, ognuno libero di sfoggiare le proprie tradizioni e svolgere le proprie danze rituali, ai piedi del Sacromonte. Sacro spettatore di un’epoca pacifica.
Czachowski sembra voler riprodurre proprio quella stessa armonia che permise a culture così diverse tra loro di vivere nel reciproco scambio e rispetto, gettando ad un livello musicale senza precedenti ed unico nel suo genere, un ponte tra Oriente ed Occidente. La riconciliazione però non è privata. I paesi testimoni del matrimonio di atavica magia, si fondono anch’essi, protagonisti invisibili di un’atmosfera che registra sonorità provenienti dal Sudamerica, dall’ Africa e dall’India. Universi a sé stanti, oceani culturali, uniti solo da quella comunanza geografica che Garcìa Lorca definì come una freccia dorata, senza bersaglio, che corre sul vento delle migrazioni.
Il Sud.