Zena el Khalil, un’artista libanese in mostra

“Astarte’s Cosmic Symphony” fino all’11 novembre al Madre

    di Flora Fiume

Provare a parlare di arte contemporanea non è cosa semplice, perché non tutti sono predisposti ad ascoltare. Si sa che la contestazione più facile che viene fatta solitamente è che quelle contemporanee tutto sono tranne che “opere d’arte”. Tutti ricordano il famoso dialogo di “Così parlò Bellavista” sull’ipotetico operaio del 3000 che trova un’opera d’arte moderna e dubita che si tratti di un capolavoro. Ma per tutti quelli che non dubitano del potenziale artistico e culturale dell’arte contemporanea, e per tutti i curiosi che sono interessati a saperne di più, il Madre, Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, offre molte possibilità per scoprire artisti contemporanei. E’ il caso di Zena el Khalil, artista visiva, scrittrice e attivista culturale libanese, presente al Madre fino al prossimo 11 novembre, con la mostra “Astarte’s Cosmic Symphony”, a cura di Marina Guida e realizzata con la Fondazione Merz e la Galleria Giorgio Persano. Zena el Khalil è nata a Londra nel 1976, anche se vive a  Beirut; è stata sua l’idea di fondare Xanadu* un collettivo d’arte, a New York, per aiutare e promuovere gli artisti arabi emergenti, dopo l’11 settembre.  Grazie alla sua esperienza come istruttrice di Nada Yoga, Zena el Khalil si ispira, nell’aspetto performativo delle sue installazioni, a tecniche e rituali di meditazione.

È senza dubbio un’artista ecclettica e multiforme. Estremamente spirituale. Lavora mescolando diversi media e tecniche: dalla pittura, all’installazione, alla perfomance. Questo vuol dire che le opere dell’artista libanese possono essere fruite con diversi sensi. I visitatori della mostra possono innanzitutto vedere le sue opere su carta e tela, ispirate al tema della Geometria Sacra e delle relazioni che intercorrono tra energia vibrazionale e forma. O il video che lei stessa ha realizzato nell’Antro della Sibilla Cumana, nella primavera del 2018. Ma possono anche ascoltare. In uno degli ambienti del Museo è infatti allestita un’installazione sonora immersiva: un particolare arrangiamento orchestrale basato sulla scala di solfeggio a nove toni della musica sacra, suonato da forme di vita vegetali a cui sono collegati elettrodi, così da trasformare gli impulsi delle piante in suoni che possono essere uditi dall’orecchio umano. I visitatori entrano così in contatto profondo con l’Universo, riuscendo a sintonizzarsi con il suo ritmo naturale. La scelta della scala tonale non è casuale. Si tratta di una scala che viene ritenuta particolarmente piacevole all’udito, nonché dotata di particolari poteri. Sarebbe in particolare capace di collegare il corpo fisico con quello eterico, creando una armonia perfetta con il cosmo, fino a raggiungere lo stadio in cui “tutto è uno”, come dicono i mistici. L’installazione è un chiaro richiamo alla teoria della Musica Oggettiva del filosofo e mistico Gurdjieff.





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